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La Merkel va in Turchia. Bagno di folla tra i profughi

Angela Merkel è stata impegnato in un viaggio in Turchia. In visita campo di Nizip 2 è stata accolta da fiori dei profughi ospitati dal governo turco

La Merkel va in Turchia. Bagno di folla tra i profughi

Il cancelliere tedesco Angela Merkel, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans sono stati accolti dal premier turco Ahmet Davutoglu all'areoporto di Gaziantep, nella parte orientale della Turchia. Anche il vicepremier turco Yalcin Akdogan, il ministro dell'Interno Efkan Ala erano presenti all'arrivo della Merkel e dei leader Ue. La stampa turca riferisce che l'obiettivo principale della visita è l'attuazione dell'accoro tra Ankara e l'Ue, in particolare per quanto riguarda le modalità di impiego dei 3 miliardi di euro promessi alla Turchia.

Accompagnata dal presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e dal numero due della Commissione, Frans Timmermans, il cancelliere tedesco si è subito trasferita in pullman 45 chilometri più a est per visitare il campo di Nizip 2, alle porte dell'omonima località situata a ridosso della frontiera con la Siria, dove circa cinquemila persone vivono nei prefabbricati. Ad attenderla ha però trovato prima di tutto un enorme striscione dal tono polemico: "Benvenuti in Turchia, il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati al mondo". Quasi un promemoria dell'intenzione delle autorità turche di far pesare con l'Ue la pretesa insostituibilità del proprio ruolo nell'arginare la crisi migratoria che ha investito il Vecchio Continente, e minaccia di travolgerlo.

Del resto, già l'accoglienza di circostanza riservata alla delegazione comunitaria dal premier Ahmet Davutoglu all'aeroporto di Gaziantep aveva lasciato poco spazio all'ottimismo. In vista della partenza Merkel aveva certo incassato l'elogio del presidente americano Barack Obama per il "coraggio" da lei dimostrato nell'affrontare l'emergenza, ma anche le nuove bordate del capofila degli scontenti tra i Ventotto, il primo ministro ungherese Viktor Orban, che l'ha accusata di essere stata la principale fautrice dell'intesa con Ankara, costringendo di fatto l'Unione a "consegnarsi alla Turchia" con "conseguenze impossibili da prevedere". Gli stessi risultati concreti ottenuti finora sono stati messi in discussione da più parti: in base alle cifre ufficiali nelle ultime 48 ore nelle isole greche sono approdati appena 53 migranti, un ventesimo rispetto alla media quotidiana di un migliaio risalente all'estate scorsa; ma l'Oim, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha avvertito che in realtà i numeri "ancora una volta sono in graduale rialzo".

E Human Right Watch ha criticato la scelta di recarsi a Nizip 2: invece di "fare un giro in un campo sterilizzato", è stato il commento di Judith Sunderland, vice direttrice per l'Europa dell'ente umanitario americano, meglio sarebbe stato "andare nel centro di detenzione per chi è stato espulso illegalmente dalla Grecia". Quanto ad Amnesty International, ha sollecitato il cancelliere tedesco, Tusk e Timmermans a "non chiudere gli occhi davanti al catalogo di abusi cui i rifugiati debbono sottostare".

Il programma prevede comunque un'ulteriore tappa a Gaziantep, con l'inaugurazione di una struttura di protezione per l'infanzia finanziata con fondi europei, per poi passare alla fase dei colloqui a porte chiuse con Davutoglu, cui seguirà una conferenza stampa congiunta che si annuncia fin d'ora potenzialmente irta di trabocchetti.

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