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Mourinho: "Ancelotti? Anche lui fa parte del clan Mai insultato un arbitro"

Il tecnico in conferenza stampa per la Champions dopo la squalifica: "Parlo solo del Chelsea". E all'allaenatore dei blues risponde: "Dice che gli italiani tiferanno per lui? Si vede che fa parte del clan"

Mourinho: "Ancelotti? 
Anche lui fa parte del clan 
Mai insultato un arbitro"

Milano - Della squalifica non parla. Di Ancelotti sì. Josè Mourinho risponde così alla battuta di Carlo Ancelotti, il tecnico del Chelsea che domani sfiderà l’Inter al Meazza nell’andata degli ottavi di finale della Champions League. "Ancelotti dice che tutti gli italiani, tranne gli interisti, tiferanno per l’Inter? Se lo dice vuol dire che lo pensa, o chissà, qualcuno glielo avrà detto. O forse lo dice perché fa parte del clan" ha detto l’allenatore dell’Inter, entrato in polemica lo scorso anno con Ancelotti dopo avere accusato l’ex tecnico del Milan di scarsa dignità e di subire imposizioni da parte della dirigenza rossonera nelle decisioni tecniche legate alle formazioni da schierare. "Mi va bene - ha aggiunto Mou - io faccio il mio lavoro".

Argomento scomodo Interrogato sulle tre giornate di squalifica con multa di 40mila euro ricevute per il gesto delle manette nel match di sabato con la Sampdoria l’allenatore portoghese ha risposto con un articolato no comment: "Hai sbagliato conferenza stampa - ha detto rivolgendosi ad un cronista - questa è la conferenza stampa della Uefa Champions League. Io sono qui per Inter-Chelsea, sono qui perché ci devo stare, sono qui perché è la Champions League, perché c’è l’Uefa, perché non sono squalificato e perché devo presentarmi qui insieme a un giocatore (Lucio). Sono qui per l’andata di Inter-Chelsea".

Insulti "Ti faccio una sfida: trova un arbitro italiano che ho insultato. Voglio trovare un arbitro italiano che ha il coraggio di dire che Mourinho lo ha insultato": ha detto ancora il portoghese. "Dobbiamo vincere domani e giocheremo per vincere - ha aggiunto -. Se non riusciamo ad arrivare dove vogliamo arrivare, prenderemo dei rischi.

Ma non giocheremo in modo più difensivo del solito, non saremo più chiusi, non avremo paura di rischiare".

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