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«Mourinho? Un grande» E Spalletti quasi quasi diventa tifoso nerazzurro

Finiti i tempi dei «rosiconi»: senza mister Mancini perfino il tecnico romanista ha parole buone per l’Inter

«Mourinho? Un grande» E Spalletti quasi quasi  diventa tifoso nerazzurro

Claudio De Carli

«Il nostro obiettivo? Migliorare, e la ricetta è sempre la stessa: determinazione, amicizia, voglia, stimoli. Abbiamo una buona squadra, dobbiamo crescere e dobbiamo competere con realtà che hanno a disposizione qualcosa più di noi, dunque dovremo dare il massimo anche sotto l’aspetto della personalità, anche se Amantino è andato a rinforzare una grande come l’Inter...». Primo giorno di raduno e subito Spalletti è ai ferri corti con l’Inter che gli ha portato via Mancini?
No, è il contrario, sono in onda prove tecniche di pace, finiti i tempi dei rosiconi, dei vaffa di Totti e delle allusioni sugli aiutini, e così l’esterno brasiliano dopo soli due giorni in nerazzurro ha dimenticato tutto: «Aiutini? Cosa pensavamo dell’Inter? No, non ricordo, adesso sono qui».
Due squadre che in questi ultimi quattro anni si sono incontrate diciassette volte, hanno chiuso la stagione e la riapriranno il 24 agosto con la finale di Supercoppa, si sono scambiate mezza dozzina di calciatori, si sono giocate scudetto, Supercoppa e coppa Italia, hanno dato tanto da scrivere e chiacchierare. Una rivalità spesso forzata e ogni frase girata per presentarla dal lato B, come quando Rosella Sensi disse: «La prima a essere danneggiata dagli arbitri è l’Inter». Sfotteva?
Ma da ieri sembra tutto cambiato, magari era solo colpa di Roberto Mancini e di quella sua sciarpa in cashmire, rimosso l’ostacolo ora perfino Spalletti si lascia andare: «Mourinho? È una persona molto intelligente. Si è presentato bene e i successi che ha ottenuto parlano da soli. Tecnicamente non si discute, adotta nuovi metodi di allenamento e questo mi fa molto piacere. Sono dell’idea che nel calcio ci sia poco da inventare. Se qualcuno ha delle idee nuove ben venga».
Massì, viva la pace, Bobone Vieri prima è rincorso da un gruppo di balordi nel giorno della presentazione, poi entra nello stadio con Cristiano Doni in quello del raduno e di sponda si becca l’ovazione. Cobolli Gigli dichiara che non farà mai affari con l’Inter e poi c’è un Dejan Stankovic che balla pericolosamente fra Torino e Milano. Oppure è solo l’estate italiana, colpi di sole in assenza di quelli di mercato. La Roma sogna Iaquinta, Huntelaar, Mutu, Di Natale, Malouda e Julio Baptista per accontentare Francesco Totti. L’Inter vede allontanarsi Lampard e forse si butta su Quaresma e Sulley Muntari, ex Udinese ora al Portsmouth. Ieri Jorge Mendez, procuratore di entrambi, era in via Durini. Se ne è andato verso le quattro del pomeriggio, 20 milioni per Quaresma, tanti, 16 per Muntari, troppi. Nessuno dei due è il clone di Lampard e sul portoghese, che si sta rifiutando di disputare le amichevoli con il Porto, ha lasciato la squadra e oggi è annunciato a Milano, c’è una fresca dichiarazione di Massimo Moratti: «Quaresma non ci serve». Ma vale tutto pur di raggiungere l’obbiettivo, perfino Lampard non è perso definitivamente nonostante le dichiarazioni che arrivano dalla Cina dove il Chelsea è in tournée: «Il fatto che Lampard sia qui - ha detto Felipe Scolari -, è un segnale importante». E Peter Kenyon ha ribadito: «Il Chelsea non vende mai i suoi giocatori migliori». Anche se il capitano John Terry è apparso meno ottimista: «Ci parlo tutti i giorni, noi vorremmo che rimanesse ma è lui che deve decidere».
Sono prove di pace e ci sono dei momenti belli, ieri Ibrahimovic palla al piede si è allenato per 50’ da solo con 5mila tifosi che a Brunico si spellavano le mani. A Trigoria erano in preghiera per avere Totti in Supercoppa.

Eppure l’Inter resta con la voglia di Alberto Aquilani e Spalletti ha detto che vuole migliorarsi, ma prima della Roma è arrivata solo l’Inter.

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