Stile

Musei, librerie e anche banche Aggiungi un posto (strano) a tavola

L'ultima tendenza è la sosta golosa (anche con doppia stella Michelin) in luoghi inusuali. Ecco qualche dritta da segnare...

Maurizio Bertera

Mangiare in posti strani non è particolarmente difficile. Ce ne sono in cima a un albero, dentro un igloo, sotto la superficie del mare, in una grotta, a picco su una cascata e via dicendo. Questo è tipico dei paesi esotici, ricchi di scenari naturali. Nel mondo occidentale, da qualche anno, il leitmotif è lo sfruttamento dei piani alti: Londra, New York, Hong Kong, Tokyo. Ma anche la cara vecchia Milano si è data da fare nell'era post-Expo. Ma la vera bellezza è quella dei locali di buon livello a volte sopra la media ospitati in strutture che nulla avrebbero a che fare con piatti e drink se qualcuno non amasse rompere le regole. Persino in Italia dove la ritualità del cibo spesso si trasforma in routine. Hanno iniziato i musei: oggi, con colpevole ritardo, si può felicemente concludere una visita per sedersi a una buona tavola.

All'estero, da decenni i manager dei siti fanno accordi con cuochi di livello per impostare una ristorazione all'altezza delle mostre. Perché sanno che il cibo è cultura, fa moda e attira visitatori. Da qui si spiegano presenze di chef stellati in parecchi di questi. Da noi un esempio è Giacomo brand storico che sulla sommità dell'Arengario (sede del Museo del Novecento) ha firmato un piccolo capolavoro di estetica affidandolo allo studio Peregalli-Rimini: bar, salotto, verandina (con vista sul Duo¬mo), magnifica sala e il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo che appare scendendo lungo la rampa. Il più bravo del gruppo è Enrico Bartolini, che ha conquistato la doppia stella Michelin al terzo piano del Mudec ma molto lucidamente si occupa anche del bistrot a piano terra.

Non mancano altri eccellenti locali sul tema: Osteria con Vista (sopra la Triennale milanese), Spazio 7 (nella Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a Torino), l'Open Colonna (in cima al Palazzo delle Esposizioni di Roma) e il famoso Combal.Zero di Davide Scabin (Museo d'Arte Contemporanea, Rivoli). Sta diffondendosi l'accoppiata locali ovviamente leggeri: bar, bistrot, pub e librerie: evoluzioni dei caffè letterari, fondamentali tra l'altro nella storia della cultura italiana. Feltrinelli ha sempre avuto un occhio di riguardo (vedi i Red) e si è lanciata nella tendenza pura, il bar di mixology, creando il Babytonga Cafè proprio nella Fondazione a Porta Nuova. Vero salto di qualità se è vero che la drink list è firmata da Mattia Pastori, uno dei più quotati bartender italiani. Sul tema meritano una visita il Cuculia a Firenze (ristorante-libreria in tutto e per tutto), Settembrini Libri & Cucina a Roma, l'Arabesque a Milano dove si entra in un'altra categoria, quelli dei locali dove si può fare shopping d'autore, dal design alla moda. Anche qui, a pensarci bene, l'idea «massificata» è antica: alzi la mano chi in un giretto all'Ikea, non sia tornato a casa almeno una volta con una scatola di salmone o una confezione di polpette. Oggi ci si siede prima o dopo la visita al negozio in posti piccoli (vedi il Moleskine Cafè a Milano), magari ispirati alle passioni (il Deus e l'Upcycle Cafè, sempre a Milano) oppure in grandi loft come l'Areadocks a Brescia. I bar all'interno degli store a volte dei palazzi - delle nostre maggiori griffe non sono novità ma a quanto fare funzionano, vedi la recente apertura dell'Osteria Gucci del maestro Bottura all'interno del Palazzo della Mercanzia di Firenze tra collezioni storiche e boutique Ma con tutto il rispetto, sembrano un po' lo specchietto per le allodole (straniere): ci piacciono maggiormente i posti suggestivi (siamo sempre a Milano) come Potafiori dove i tavoli son letteralmente immersi tra i fiori in vendita e The Small, un bistrot di soli 19 mq che serve piatti creativi in mezzo a un mare di oggetti diversi per epoca e stile, tutti in vendita. La nuova sfida? Leggete a lato: la pasticceria in una banca.

E siccome i dolci son firmati da Iginio Massari, sarà un successo e troverà imitatori.

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