Nel 2006 il nemico è ancora il terrore islamico

Nel 2006 il nemico è ancora il terrore islamico

Cosa si può fare di meglio in questo inizio 2006 se non riflettere sui macroscenari pensando a vie d’uscita salvifiche? Ha iniziato a farlo, da scienziato, e magnificamente indicando soluzioni politiche in Italia, Carlo Pelanda nel suo articolo «S. Giorgio e la sfida occidentale» apparso su il Giornale del 27 dicembre. Io rifletto da cattolico su quello che dice. In un punto Pelanda dice: «Per inciso, la fine del 2005 coincide con una sorta di consolidamento dello «scenario islamico» che è stato la priorità strategica assoluta dal 2001 in poi. Ci saranno ancora guai, anche gravi, ma i dati mostrano che l’offensiva jihadista è contenibile e contrastabile fino alla sua dissoluzione». A me sembra che il nemico numero uno dell’Occidente rimanga il terrorismo jihadista. Questo si potrà dissolvere nella misura in cui si impedirà a Osama l’uso dell’atomica o di armi chimiche o biologiche di distruzione di massa. Gli interrogativi: La IV guerra mondiale secondo lo scenario di Norman Podhoretz è legata inesorabilmente all’inizio dell’uso di armi di distruzione di massa? Il nuovo ordine mondiale secondo il modello da Pelanda chiamato «S.

Giorgio» con attori: America, Europa, Giappone, India, può realizzarsi senza catastrofi nucleari considerando che l’altro modello, «del Drago», con attori: Cina, Russia, è dotato di armi nucleari ed ha alleati in Occidente, Francia, Germania, Spagna, America di Clinton e Italia di Prodi? Il modello del Drago non può avere la tentazione di strumentalizzare il terrorismo islamico? In conclusione la filiera logica potrebbe essere: 1) L’inizio dell’uso delle armi di distruzione di massa inesorabilmente avvierebbe la IV guerra mondiale (guerra finale). 2) I due blocchi “S. Giorgio” e “Drago” si trovano fermi sull’orlo di in un nuovo equilibrio del terrore. 3) Una fede aperta all’uomo può segnare il passaggio dal terrore all’amore.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica