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Nella giungla delle tasse: 800 leggi per non pagare

Il nostro sistema fiscale è un incredibile apparato di deduzioni e detrazioni. Con il governo Renzi 57 nuovi tipi di sconti, la maggior parte mance per pochi intimi

di Marco Cobianchi

Nel «Contratto per il Governo del Cambiamento» (tutto maiuscolo) ci sono tre righe poco approfondite. Dicono che occorre una «revisione» del sistema di «deduzioni e detrazioni» e dei «criteri di tassazione dei nuclei familiari». Tradotto? Tradotto vuol dire il contrario. Da una parte Lega e 5Stelle intendono disboscare la giungla di deduzioni, detrazioni e sconti fiscali per le famiglie e sostituirle con la flat tax (a due aliquote) e dall'altra sostengono che, per salvare il principio della progressività fiscale, occorre introdurre altre deduzioni e detrazioni.

Se il programma è poco chiaro, ancora meno lo è l'incredibile apparato di sconti fiscali presenti nell'ordinamento fiscale italiano. Un sistema talmente assurdo, antidemocratico, ingiusto che fa concludere che se un italiano paga tutte le tasse che deve non è una persona onesta, è solo poco informata. Impossibile, infatti, che tra le 799 leggi che consentono di pagare meno tasse a gruppi specifici di persone non ce ne sia una che faccia al caso suo.

Sì: in Italia (al 31 dicembre del 2016) esistono 799 leggi che consentono ogni tipo di sconto sulle tasse; 79 in più rispetto al 2011. Tra il 2014 e il 2016, cioè durante il governo Renzi, ne sono state approvate ben 57: 14 nel 2015 e 43 nel 2016. Le 14 approvate nel 2015 sono costate 14 miliardi di minori incassi e le 43 del 2016 hanno pesato per 23 miliardi (17 dei quali da attribuire alla sterilizzazione delle clausole fiscali). Il tutto mentre il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan cianciava della necessità di tenere i conti sotto controllo e amenità simili. A parte, ovviamente, le dovute dilazioni nel pagamento delle tasse, le ovvie sospensioni dalle stesse e le doverose esenzioni per famiglie e imprese colpite dai terremoti di quegli anni (Accumuli, Visso, Norcia), tutto il resto è puro clientelismo.

Gli sconti fiscali hanno, in genere, la respingente aria burocratica di commi inseriti all'interno di leggi o decreti sui quali spesso si sorvola perché scritti in modo talmente incomprensibile che gli strumenti per interpretarli li possiede solo chi è ne è il destinatario. Quei commi concedono la possibilità a persone o imprese di pagare meno tasse del dovuto se rientrano all'interno di caratteristiche specifiche spesso anche molto restrittive. Ovviamente non si discute della necessità di agevolazioni fiscali per chi ne ha davvero bisogno cioè per persone con reali difficoltà e alle quali lo Stato ha il dovere di venire incontro, ma le 799 leggi del nostro ordinamento sono tutt'altro: nella maggior parte dei casi sono delle marchette che il potere paga a gruppi specifici di persone per ottenerne il consenso a danno dei conti pubblici. A quanto ammonta questo danno? Si tratta di 313,1 miliardi di mancate entrate fiscali nel 2016, come ha scritto il sito di datajournalism Truenumbers.it basandosi sui dati della Corte dei Conti che si è avvalsa del lavoro dell'ex sottosegretario all'Economia del governo Monti, Vieri Ceriani (Bankitalia) e delle statistiche del Mef. Per fare un confronto: nel 2011 i miliardi di mancati incassi a causa di leggi che consentono sconti fiscali erano «solo» 253,7. Significa che i governi che si sono succeduti in questi anni, mentre promettevano maggior rigore sui conti spergiurando di voler combattere l'evasione fiscale, contemporaneamente varavano leggi che permettevano agli amici degli amici degli amici degli amici di pagare meno tasse.

L'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha preso in esame un numero ridotto di queste leggi e ha scoperto che ce ne sono 35 che concedono sconti a gruppi di persone o imprese non più numerosi di 1.000 unità. Come mostra il grafico in queste pagine, ci sono altre 21 leggi delle quali beneficiano gruppi di non più di 10mila persone ciascuno. La tassa sulla quale più pesantemente si è intervenuti per concedere sconti è l'Irpef che «produce» minori incassi per 35,5 miliardi di euro proprio a causa di queste 799 leggi. Una mancato incasso di 2,6 miliardi è da attribuire alle accise e altri 2 all'Iva. Ci sono addirittura 161,8 milioni di euro che lo Stato non incassa sull'imposta di bollo perché ha concesso a qualcuno di non pagarla.

Cosa intenda fare il governo gialloverde a questo proposito non è, come abbiamo detto, affatto chiaro: ridurre gli sconti fiscali? Aggiungerne altri? Abolirli tutti e sostituirli con altri? In ogni caso il rischio-marchetta, anche in chiave elettorale, è in agguato.

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