Antonio trotterella fumando il sigaro in sella al suo destriero lungo il Paseo de los curas, la passeggiata «tropicale» tra le palme, incurante delle automobili e dei bus di turisti sbarcati dalle navi da crociera ammarate alla Palmeral de las sorpresas, l'avveniristica banchina ondulata del porto. Dietro di lui, la sua «novia» in abito rosso andaluso lancia sguardi di sfida ai passanti. E' una domenica tipica di Malaga quando passato e presente, tradizione e modernità si affiancano in questa città che diede i natali a Pablo Picasso.
Anche se il più geniale esponente della pittura spagnola, nato al civico 13 di Plaza de la Merced in quello che nell'Ottocento era stato il convento di Santa Maria de la Paz, lasciò la città all'età di dieci anni per non farvi mai più ritorno, Malaga, oltre a tracciare un itinerario che tocca anche la scuola della Sagrada Familia e l'Antiguo Museo Municipal di cui il padre professore di arte era conservatore, gli ha dedicato un museo a Palacio de Buenavista: è un edificio in stile rinascimentale e mudejar, con un patio dove maturano gli aranci e una nuova ala dal design contemporaneo graffiante in cui è ospitato il book shop. Nella sua collezione permanente si ammirano dipinti ad olio, disegni, sculture, ceramiche che ripercorrono l'epopea artistica del pittore cubista, il cui motto fu «dipingo quello che incontro, non quello che vado cercando».
Ora però il Museo Picasso ha trovato un concorrente davvero... pericoloso nella baronessa Carmen Thyssen che ha ristrutturato un palazzo andaluso del XVI secolo nel centro di Malaga, dagli interni bianchi e i piani a scheletro di animale preistorico, in cui sono ospitate tele di Monet, Matisse, Mirò, una selezione di pitture andaluse e di artisti catalani quali Ramon Casas, Ramon Santiago Rusiñol. L'ispirazione per i paesaggi la trassero anche dal Jardin Botanico Historico de la Concepcion, un gioiello nascosto alla periferia della città, originariamente «finca» dei Marchesi di Casa Loring, che di ritorno dai loro viaggi nei cinque continenti avevano riportato le 2.500 specie di piante tropicali che si ammirano in questo giardino botanico - c'è la palma più alta d'Europa con i suoi 27 metri e una rara araucaria heterophylla che sale sino a 48 metri - dove ci si può persino sposare. I più tradizionalisti scelgono però la Catedral de la Encarnacion soprannominata la Manquita perché una torre resta incompiuta. Trasformata in moschea dagli arabi che per secoli dominarono Malaga, custodisce un mirabile coro ligneo, un organo con 4 mila canne e nel sacrario uno splendido altare in stile gotico isabelino. Accanto sorge la Piazza del Vescovo col bel palazzo in cui risiedeva l'Obispo che prendeva il fresco ai bordi della fontana nel patio fiorito. Altrettanto intimi sono los Jardines de puerta Oscura, un mix di stili musulmano, francese e spagnolo che sorgono alle spalle dell'Alcazaba ovvero la fortezza che i mori eressero nel Mille alle pendici del Monte Gibralfaro per proteggersi dagli assalti dei cristiani che portarono a compimento la Reconquista solo dopo otto secoli, nel 1526. E' una Alhambra, la celeberrima reggia di Granada, in miniatura con cortili profumati da gelsomini, fontane, intarsi orientaleggianti su colonne e portali. Un tempo era collegata al Castillo de Gibralfaro, il castello superiore, dalle cui mura si gode una vista magnifica su tutta Malaga, dal teatro romano di epoca augustea scoperto negli anni '50 del secolo scorso, ai palazzi in stile neo mudejar del Rettorato e dell'Antica Posta sino agli edifici signorili in Plaza de la Constitucion e Plaza de la Merced. Si scorge anche l'arena destinata alle corride, che in Andalusia continuano a essere popolari nonostante l'ostracismo del resto della Spagna. Malaga però è fedele alle sue tradizioni, la sua semana santa, insieme a quella di Valladolid, vede le congregazioni (quelle de Estudiantes e del Santo Sepulcro hanno un proprio museo) e persino Antonio Banderas - torna appositamente da Los Angeles ogni anno - celebrare i riti con appassionata partecipazione. E poi resistono i riti più profani come l'almuerzo, il pranzo alla Bodegas El Pimpi, a base di tortillas di patate, tapas al prosciutto crudo e vino locale de la sierra che fa uscire l'anima un po' gitana e scatena la voglia di flamenco delle donne di Malaga.
Per informazioni ci si può rivolgere all'Ufficio spagnolo del Turismo, www.spain.info/it, telefono 02 72004612 o, contattare direttamente l'ufficio di Malaga, tel. 0034. 952 126272, www.visitacostadelsol.com, www.malagaturismo.com; per mangiare il restaurante Mariano in Plaza del Carbon è ideale per assaggiare la cucina locale a base di pesce (tel. 0034. 952229765). Per dormire, l'NH Hotel tel.
Nella Malaga di Picasso e Banderas per farsi travolgere dal ritmo andaluso
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