Nemesiano & C.

Il numero complessivo di questo gruppo di martiri non è conosciuto, sappiamo solo che tra loro c'erano ben nove vescovi. Appartenevano alla fiorente comunità dell'Africa romana e subirono il martirio ad Alessandria nel 257. Era il primo anno della persecuzione generale ordinata dall'imperatore Valeriano, l'ottava della serie contro i cristiani. Secondo certi imperatori, l'Impero, assediato dai barbari, aveva bisogno di coesione anche religiosa, e i cristiani, con il loro ostinato monoteismo, impedivano la necessaria pax deorum. Sì, a quel tempo il cristianesimo era certamente più consistente, in numeri, dell'altrettanto monoteistico ebraismo. Sia come sia, Valeriano fu sconfitto e ucciso dai Persiani nel 260. E, alla fine di tutto, nel secolo successivo toccò proprio ai cristiani farsi carico della difesa anche militare dell'Impero. Intanto, in quel 257 gli editti prevedevano l'uccisione dei cristiani anche senza processo. Moltissimi furono quelli condannati ad metalla, cioè i lavori forzati nelle cave da cui difficilmente si usciva vivi. Sappiamo che s. Cipriano, vescovo di Cartagine, scrisse una lettera ai forzati cristiani. Cipriano si trovava a Curubi, località in cui il proconsole d'Africa l'aveva mandato in esilio. Gli rispose Nemesiano a nome di tutti, ringraziandolo per l'incoraggiamento e chiedendo preghiere.

Aggiungeva che quella lettera li aveva rianimati, perché si sopportano meglio le torture e le fatiche quando sai che, da qualche parte, c'è qualcuno che non ti ha dimenticato. La fiducia nell'intercessione altrui rincuora. Nessun cristiano è mai solo.
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