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"Niente camicie hawaiane..." Obama chiede più serietà

Alla fine di ogni vertice dell'Apec i vari leader posano, per la foto, con l'abito tradizionale del Paese ospitante. Ma quest'anno, a Honolulu, Obama ha messo il veto alle camicie hawaiana: "Siamo qui per lavorare"

"Niente camicie hawaiane..." Obama chiede più serietà

Forse temeva di poter essere sbertucciato dai suoi avversari. O forse, molto più semplicemente, non era dell'umore giusto, visti gli ultimi sondaggi che lo danno in grossa difficoltà. Barack Obama, alle Hawaii per il vertice dell'Apec (l'organismo per la cooperazione economica nell'area asiatico-pacifica), ha deciso di cancellare quella che ormai era una tradizione: la foto dei leader dei paesi partecipanti al vertice con il costume tradizionale del luogo, dai poncho ai sombrero, dai kimono ai cappelli western, alle coroncine di fiori... Nel caso delle Hawai non poteva che essere la camicia hawaiana. Obama ha spiegato così la propria scelta: "Sono enormemente orgoglioso di essere nato nelle Hawaii, ma siamo qui per lavorare. Ho deciso di fare a meno delle camicie hawaine perché ho guardato le foto di alcuni altri vertici ed ho pensato che questa fosse una tradizione che bisognava interrompere".

Insomma, il mondo è in forte crisi e, per questa ragione, è bene che i leader abbiano un certo contegno. Dunque... niente hawaiana. La decisione del presidente degli Stati Uniti ha suscitato la reazione, divertita, del presidente cileno Sebastian Pinera che, al momento della foto di gruppo alla fine del vertice, ha chiesto: "Dove sono le camicie hawaiane?"

--- Guarda alcune foto del passato con i leader che indossano abbigliamenti tradizionali.

Tornando a temi più seri Obama ha approfittato del vertice per strigliare la Cina sullo yuan (uno yuan sottovalutato mette in una situazione di forte svantaggio le aziende americane) e la supercommissione Usa anti-deficit sulla mancanza di un accordo. Il presidente non dimentica l’Europa: una recessione nel Vecchio Continente avrebbe un impatto sull’economia americana e mondiale.

Da qui l’invito a tutti i paesi, Cina compresa, a fare ognuno la propria parte per ribilanciare la crescita.

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