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Nigeria, altri massacri Una città è ostaggio del terrorismo islamico

A Maiduguri, metropoli con quasi un milione di abitanti, gli abitanti vivono intrappolati tra due fuochi: da un lato i fanatici islamici di "Boko Haram", che sparano dai moto-taxi, dall'altro la polizia che se la prende con la gente comune

Nigeria, altri massacri Una città è ostaggio del terrorismo islamico

Continua lo stillicidio di omicidi condotti con modalità terroristiche dai fanatici islamici di «Boko Haram» in Nigeria. Dopo le stragi condotte venerdì in due chiese cattoliche nel nord del grande Paese africano, che hanno provocato 23 morti, anche la notte successiva e la giornata di ieri hanno visto violenze e assassinii di cristiani. Sono stati contati in tutto altri 15 morti, otto dei quali massacrati in una chiesa della città di Yola durante una funzione religiosa. A Potiskum, nel nord-est della Nigeria, la polizia è intervenuta con le armi contro gli integralisti e sono stati registrati morti e feriti, oltre alla fuga di centinaia di residenti dalle proprie case nel timore di gravi violenze. Che certamente proseguiranno nei prossimi giorni, anche perché i cristiani hanno denunciato per bocca dei loro leader la «pulizia etnico-religiosa in atto» e stanno organizzando l’autodifesa.

Ma le stragi non marcano solo la tragica quotidianità dei centri minori del nord della Nigeria. Anche nelle grandi città la vita è pesantemente condizionata dalle minacce dei terroristi islamici. A Maiduguri, metropoli con quasi un milione di abitanti dove proprio ieri sono stati uccisi due studenti universitari cristiani, gli abitanti vivono letteralmente intrappolati nella guerriglia che i «Boko Haram» hanno dichiarato alla polizia dopo che nel 2009 erano stati apparentemente sradicati dalla città con una violenta azione che aveva provocato centinaia di morti. Nonostante l’apparenza tranquilla della vita nelle strade, i residenti sanno che in qualsiasi momento un pazzo in motocicletta può portare la morte sparando in mezzo alla folla. È questo infatti il metodo impiegato abitualmente dai «Boko Haram» per spargere il terrore, e considerando che la moto è il mezzo di trasporto più comune in città, il risultato è che a Maiduguri tutti hanno paura di tutti.

E non solo per il concretissimo pericolo di rimanere vittima della violenza casuale portata dai motociclisti della morte. «Boko Haram» compila infatti temutissime liste di persone da eliminare, e non è poi così difficile esservi inclusi. Chiunque parli con la polizia o con i giornalisti sa di correre questo rischio, e perfino i pubblici funzionari - come riportato da un servizio della Bbc di qualche mese fa - scelgono prudentemente di tacere se vedono comparire un microfono.

Alla follia stragista dei fanatici dell’islam si aggiunge spesso la brutalità della polizia. Nelle zone dove avvengono questi atti di terrorismo condotti su due ruote, i poliziotti procedono a retate di gente locale che non c’entra quasi mai nulla con quanto è accaduto, mentre i responsabili sono già fuggiti a tutta velocità. L’odio dei «Boko Haram» verso i poliziotti è del resto così feroce da spiegare perché i fanatici dell’islam semplifichino le cose fino a considerare normalissimo ammazzare chiunque parli con loro. «Chi lo fa non è diverso da chi indossa quelle divise», disse qualche mese fa alla Bbc un capo della setta.

E da allora nulla è cambiato.

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