Controcorrente

Non si salvano neppure ascensori e funerali

Una pattuglia di parlamentari e tributaristi è in servizio permanente per scovare nuovi balzelli Nel mirino sono entrati anche Airbnb e Blablacar

La fantasia dei tassatori è sconfinata. L'Italia è il Paese delle cento imposte assurde (ce ne sono perfino sulle paludi, sull'ombra proiettata dalle tende di un locale e sui gradini che danno sulla pubblica via) e della pressione fiscale dei record: ciononostante è in servizio permanente effettivo una pattuglia di parlamentari e di tributaristi che si lambicca il cervello per introdurre balzelli sempre nuovi. D'altra parte il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, scomparso sei anni fa, ebbe il coraggio di dire ciò di cui tutti, secondo lui, dovrebbero convincersi: che «le tasse sono bellissime e civilissime».

A Montecitorio e Palazzo Madama si trova sempre qualche provvedimento in attesa di approvazione per spremere altro denaro ai contribuenti. Per i nostri governanti le tasse non sono mai abbastanza. Una delle ultime alzate d'ingegno è la tassa sugli ascensori, naturalmente occultata in un provvedimento ministeriale: un obbligo di verifica straordinaria degli impianti esistenti per rispondere a una direttiva europea. Confedilizia ha chiesto al dicastero dello Sviluppo economico di mettere la retromarcia perché questo adempimento sarebbe talmente costoso da «annullare in un colpo solo gli effetti dell'abolizione della Tasi sull'abitazione principale».

Una mungitura fiscale è allo studio anche sulla «green economy»: dopo anni di incentivi per le energie rinnovabili, ora gli stili di vita ecocompatibili diventano terreno da sfruttare. Un primo gettito è previsto dai comuni che non raggiungono la percentuale fissata per la raccolta differenziata: chi manca l'obiettivo paga una penale. Ma attenzione, in realtà chi paga per le inefficienze nella gestione dei rifiuti non è l'ente pubblico ma il solito Pantalone al quale verrà rincarata la Tari.

L'altro balzello riguarda i comuni che si trovano su isole minori, che hanno facoltà di imporre una tassa di sbarco fino a 2,5 euro (elevabile fino a 5) da riscuotere con i biglietti dei traghetti o degli aerei. I proventi andranno a finanziare la gestione dei rifiuti o altri interventi di salvaguardia ambientale.

Nel mirino del fisco è entrata anche la nuovissima «sharing economy», l'economia della condivisione che sta prendendo piede grazie a internet. Il gettito da servizi come gli affitti di Airbnb, i passaggi in auto di Uber o Blablacar e le prestazioni di chef a domicilio attraverso piattaforme come Gnammo sfugge quasi interamente all'erario. Un recente progetto di legge prevede di introdurre un'aliquota agevolata del 10 per cento per incassi fino a 10mila euro.

Periodicamente si parla anche di una «web tax» a carico dei grandi operatori commerciali su internet. Finora però se n'è parlato a vuoto anche perché le normative europee rappresentano un grosso ostacolo: per pagare le tasse in Italia occorre una «stabile organizzazione» nel nostro Paese e le maggiori realtà web-based hanno sede altrove.

Alla scure tributaria non sfugge neppure l'ultimo alito di vita. Un parlamentare del Pd, Stefano Vaccari, ha proposto d'intesa con il governo un provvedimento per tassare il settore funerario nel quale, così dice, regnerebbero illegalità, truffe e lavoro nero. L'ipotesi è triplice: un prelievo Iva del 10 per cento sui servizi funebri che al momento ne sono esenti, una gabella fissa di 30 euro rivalutata annualmente su operazioni cimiteriali come tumulazioni e cremazioni, obbligo per i comuni di destinare il 20 per cento della Tasi ai cimiteri monumentali per fare fronte alle spese di gestione. Anche per il caro estinto le tasse non finiscono mai.

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