Il nostro impegno per questa città straordinaria che merita di più

Cari amici, questa è una giornata di festa per Roma e per i romani, ma non solo per loro: l'anniversario simbolico della fondazione di questa città è anche l'atto di nascita di una componente essenziale della civiltà occidentale. La nostra cultura, la nostra tradizione, la nostra civiltà devono moltissimo alle radici giudaico-cristiano sotto il profilo non solo spirituale, ma anche sotto quello morale e civile; devono molto alla Grecia dal punto di vista filosofico, letterario e artistico, ma devono a Roma le cose che più direttamente riguardano il vivere insieme e quindi la politica: devono a Roma i fondamenti dello Stato, dei diritti del cittadino, delle leggi e dei codici. Se noi usiamo ancora i termini coniati dai romani per definire le istituzioni dello Stato - dal Senato, fino ai prefetti, ai questori, ai consoli, ai pretori e altro ancora - talvolta con significati diversi da quelli originari -
se gli studenti in tutte le università del mondo studiano il diritto romano, se i termini e le massime giuridiche sono così spesso scritti in latino è perché le nostre istituzioni, la nostra idea di Stato, di democrazia la stessa concezione del diritto discendono direttamente da quelle di Roma. Dunque l'orgoglio dei romani per i loro 27 secoli di storia non è un orgoglio campanilistico. Questa città è da troppo tempo al centro del mondo, anche simbolicamente, per cadere nella tentazione del provincialismo. E' invece l'orgoglio di una visione dell'uomo e dello Stato che ha fatto la storia dell'Occidente, la storia degli uomini liberi. Per questo ricordare oggi la nascita di Roma significa ricordare la nascita della nostra civiltà: riguarda i Romani, come gli Italiani, come tutti i cittadini dei paesi liberi dell'Occidente, come ancora tutti coloro che nel mondo guardano all'Occidente come a un modello di diritti civili e politici, un modello di libertà e di dignità della persona, un modello di garanzia delle leggi.Oggi la nostra civiltà, la civiltà occidentale, è esposta a nuovi rischi, a rischi gravi. È oggetto di un’aggressione insidiosa, pericolosa che nasce dal fanatismo e dal fondamentalismo. Ma bisogna stare molto attenti. Non è un conflitto fra cristiani e musulmani, fra europei e arabi.

È un conflitto nel quale stanno dalla stessa parte i cristiani e quei musulmani, quegli europei e quegli arabi che credono nella pace, che credono nella tolleranza, che credono nel dialogo. Contro di loro è in atto l’aggressione di gruppi estremisti che non esitano a usare i mezzi più infami per condurre la loro insensata battaglia. (...)
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