Cultura e Spettacoli

«Nulla in comune, ma costretti ad amarsi»

RomaUomo e donna? Sono come il pesce e la bicicletta: non hanno niente in comune. Così le femministe storiche, nei Settanta. Ma a sentire Fausto Brizzi, che di dinamiche dell’intimità se ne intende (vedi i film Ex, ma anche Notte prima degli esami 1 e 2), a parità dei sessi acquisita (sulla carta, però: vedi gli stipendi diversi) il tormentone continua. «Spesso mi sento una bicicletta che tenta di comprendere il ruolo dei pesci. Uno si sforza di capire le femmine, ma...», riflette il regista, classe ’68 e fidanzato da un bel po’, che sta scrivendo con i suoi collaboratori storici Marco Martani e Massimiliano Bruno e con Pulsatilla - l’autrice che si farebbe Rimbaud, quando aveva diciott’anni, come sostiene nel suo blog - la commedia corale Maschi contro femmine al via quest’estate (producono Fulvio Lucisano e figlia). «Scriviamo tutti in una stanza a San Lorenzo, come m’ha insegnato Neri Parenti: insieme mangiamo, andiamo al cinema Barberini al mattino, cazzeggiamo e ci frequentiamo pochissimo, al di fuori del lavoro». Nel cast, ancora una parte della Nazionale del Cinema vista in Ex e «qualche grossa new entry ma per contratto mi taccio». E la storia, che per la prima volta non si ambienterà a Roma, ma a Bologna, forse? «Racconterò, con disincanto approfondito, la diversità totale dei due mondi che si attraggono e si completano. E sarà chiaro che non siamo fatti per vivere per i fatti nostri».
Caro Fausto Brizzi, maschi contro femmine: una storia infinita?
«Il conflitto è radicato: ci sarà pure fratelli contro sorelle. Ha presente quando a scuola di sceneggiatura dicono: “e adesso entra il conflitto”? È come comprare un uomo e una donna all’Ikea: torni a casa e non capisci le istruzioni, scritte in svedese».
Ma quali sono gli elementi di divaricazione, tra uomo e donna?
«Una donna è spesso irrazionale: per l’uomo è devastante. Le donne seminano zizzania: basta guardare i reality. Gli uomini invece fanno squadra. Fin da bambini uno dice: “Quelle sono le femmine, fanno schifo”. Poi, da adolescente, preferisci andare a fare i compiti dalla compagna, invece d’andare al campetto».
Nel conflitto tra i sessi, qualcuno dovrebbe cedere il passo, pro bono pacis?
«Tutti e due devono cedere il passo. Non concordo col maschilismo. Mio padre, un avvocato impegnatissimo, ha seguito da vicino la mia crescita, perché mia madre, lavorando al ministero dei Trasporti, era sempre in viaggio. Lui faceva la spesa, cucinava, lavava i piatti. Ognuno mette del suo nella coppia. E si va avanti. Il mio sarà un film ottimistico».
«Maschi contro femmine» è un film generazionale. A chi si rivolge?
«Stavolta abbasso l’età, dai 18 ai... 60. In Ex parlavo ai 30-40enni, che uscivano dal cinema riconciliati. Qui punto a creare il dibattito con un film dal tema universale. Se un uomo si cerca un’altra se la moglie che accudisce il loro figlio neonato a letto si nega, le donne della platea diranno “Che porco” e gli uomini “Poveretto”».
Qual è la sua donna ideale?
«Se una mi fa ridere, mi ha conquistato. Se fa ridere, è anche intelligente. Insomma: meglio la Littizzetto di Monica Bellucci. La Littizzetto mi fa talmente ridere che è bella. Una donna, che riesca a modificare il mio umore, mi piace: fammi fare un sorriso e chi se ne frega della cellulite!».
Il femminismo, comunque, ha migliorato o peggiorato la conflittualità Adamo-Eva?
«Il femminismo ha avuto una valenza fondamentale, ha migliorato le cose. Tra l’altro, in Italia ora stanno nascendo più maschi. Le femmine durano più a lungo e questo un po’ ci rode.

Ma anche se le femmine resistono più a lungo, in compenso, non sono nei loro anni migliori».

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