Stile

La nuova pelle di Tod's è leggera come una T-shirt

Utilizzata per l'estate anche da Bottega Veneta. Con stile e fantasia Etro trasforma le donne in moderne piratesse

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Milano Nel giorno dello sciopero mondiale contro i cambiamenti climatici, il traffico di Milano va in tilt per le sfilate. A New York è stato anche peggio e a Parigi dal prossimo martedì sarà l'inferno. Per cui le scatole girano a mille quando due potenti stylist, di quelle che anni fa han decretato la fine dell'unica location con tante sale in cui sfilare, si dicono indignate per l'uso della pelle nella moda italiana della prossima estate. Se alle signore sembra più ecologico vestire in neoprene si accomodino, le donne eleganti preferiranno senza dubbio la sublime T-shirt in nappa bianca presentata ieri da Tod's. Alleggerita dall'interno e poi microforata al laser, la maglietta in questione è un piccolo capolavoro di artigianalità made in Italy su una materia che comunque rientra nella catena alimentare. L'intera collezione è fatta così, con la pelle intarsiata, laserata, stropicciata, pieghettata e trattata in mille modi prima di essere accoppiata a tessuti leggerissimi tipo la svolazzante seta plissè del magnifico kilt in nappa blu.

Anche da Bottega Veneta è di scena la pelle trattata nel modo più sontuoso e prezioso che si possa immaginare con ottimi risultati sugli accessori mentre sugli outfit in generale il giovane Daniel Lee non sembra avere il dono della leggerezza soprattutto negli accostamenti cromatici. Certo non deve essere facile prendere il posto di un grande designer come Tomas Maier, ma il giro d'affari del brand negli ultimi tempi era sceso di moltissimi punti, per cui ai primi segni di risalita registrati in due sole stagioni c'è già chi parla del miracolo di Lee. Di questo si dovrebbe piuttosto parlare per Etro che dopo aver festeggiato i primi 50 anni di moda sembra aver ritrovato una seconda giovinezza senza per altro abbandonare la strada maestra del brand che potremmo sintetizzare con uno slogan del '68: la fantasia al potere. Stavolta però Veronica Etro ha il buon senso di stemperare l'impero dei segni creato intorno al motivo Paisley con meravigliosi tailleur pantalone in tinta unita dove al posto della camicia compaiono svolazzanti tuniche di chiffon stampato. Per altro la classica camicia maschile a righe sottili con cifre e marchio della maison sul taschino è l'acclamata protagonista del finale di uno show mozzafiato in cui l'immagine delle piratesse Anne Bonny e Mary Read si mischia a quelle delle hippy di stanza a Goa, Ibiza e Saint Tropez. Esplosive le fantasie tropicali di Marni, collezione descritta dall'immaginifico designer Francesco Risso descrive come: «Una parata di fiori in gioiosa protesta contro gli dei arroganti, cioè una celebrazione del richiamo della natura che ci fa riavvicinare alla nostra unica tribù: l'umanità».

In attesa di capire meglio l'ermetico messaggio possiamo dire che lo show era divino ma l'idea del nodo che detta la linea di gonne, abiti, bluse e capi spalla è venuta 30 anni fa a Stephan Janson, un genio da rivalutare. «Nessuno può essere elegante se non è gentile» dice Anna Molinari nel backstage di Blumarine poco prima di tradurre in moda questo concetto con deliziosi abiti in chiffon giallo pulcino, rosa cipria o azzurro cielo alternati a un fantastico trench di camoscio color cognac. Sui colori scrive una pagina memorabile Marco De Vincenzo con la sua emozionante sfilata lungo la Darsena con 47 capi, uno diverso dall'altro per colore, che creano una perfetta sequenza cromatica tra loro. L'effetto finale è un arcobaleno in cui ogni donna è preziosa come la pentola d'oro delle leggende. Da Sportmax è di scena la vela con l'imbracatura del trapezio che diventa una specie di gilet e il seggiolino del prodiere che fa da baschina alla gonna.

Perdiamo Marras a causa del traffico e riusciamo a vedere la bella collezione di Simonetta Ravizza solo perché la signora delle pellicce organizza un tour nella sua nuova boutique di via Santo Spirito prima che inizi il delirio della fashion week.

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