Bin Laden

Obama: "Non dimenticheremo l'11 settembre" Pakistan agli Usa: "Via (quasi) tutte le truppe"

Obama in visita a Ground Zero (guarda la gallery): "Quasi ogni giorno, abbiamo le nostre differenze politiche, ma oggi siamo innanzi tutto americani". Nuovi particolari sul blitz per la cattura di Osama Bin Laden: quando i Navy Seals hanno fatto irruzione nel covo, il terrorista aveva con sé un fucile e una pistola Makarov. Ultimatum del Pakistan agli Usa: "Via le vostre truppe"

Obama: "Non dimenticheremo l'11 settembre" 
Pakistan agli Usa: "Via (quasi) tutte le truppe"

New York - "Quando diciamo che non dimenticheremo mai l’11 settembre, non lo diciamo per dire". Dopo aver fatto visita ai vigili del fuoco di New York nella caserma che perse ben quindici uomini nei soccorsi alle Torri gemelle, il presidente americano Barack Obama si è recato a Ground Zero: "Quasi ogni giorno, abbiamo le nostre differenze politiche, ma oggi siamo innanzi tutto americani". In un'atmosfera solenne il presidente statunitense ha deposto una corona di fiori per ricordare i caduti nell'attentato alle Twin Towers. Dei vertici militari pachistani, intanto, è arrivata una durissima presa di posizione: la presenza militare degli Stati Uniti sul territorio dovrà essere ridotta "al minimo essenziale".

Il ricordo dell'11 settembre "I Navy Sails che hanno ucciso Bin Laden in Pakistan, l’hanno fatto in onore dei vostri fratelli, caduti l’11 settembre", ha detto Obama parlando ai pompieri della "Pride of Manhattan", la caserma 54, a due passi da Ground Zero, una squadra di vigili del fuoco che perse 15 uomini in seguito al crollo delle Torri. "Spero che, in qualche modo - ha detto Obama - sia di vostro conforto sapere che quei ragazzi straordinari che hanno affrontato un grandissimo rischio andando in Pakistan, lo hanno fatto in parte per quei sacrifici che sono stati fatti qui negli Stati Uniti. Hanno portato a termine la loro azione in nome dei vostri fratelli che avete perso quel giorno di quasi 10 anni fa".

Una orfana alla Casa Bianca Tra le persone con cui Obama ha scambiato alcune battute dopo avere deposto oggi una corona di fiori a Ground Zero, spiccava la giovane Payton, 14 anni. Payton aveva tre anni l’11 settembre 2001 e negli attacchi alle Torri Gemelle ha perso il padre Glen Wall. E' stato lo stesso Obama a chiedere di invitarla oggi, raccontano fonti della Casa Bianca, dopo avere ricevuto una sua lettera nei giorni scorsi, ed averla letta lunedì. Nella lettera, di cui la madre di Payton ignorava l’esistenza, la giovane racconta come ha vissuto la perdita, e come ha reagito in questi anni. La ragazza era accompagnata, oltrechè dalla madre e dal fratello, da un sua amica del cuore: anche lei ha perso il padre l’11 settembre. La corona di fiori è stata deposta dove sorgerà il memoriale dedicato agli attacchi ed il museo che ricorderà questa giornata cruciale per la storia degli Stati Uniti e del mondo intero. Ad aiutare Obama a deporla su un sostegno in legno, è stato un vigile del fuoco di New York

Bin Laden, nuova versione sul blitz Spunta una nuova versione sulle dinamiche del blitz che ha portato all'uccisione di Osama Bin Laden. Quando i Navy Seals hanno fatto irruzione al terzo piano della casa-rifugio di Abbottabad, Osama aveva un fucile AK-47 e una pistola Makarov accanto a sé. Lo riporta il New York Times, confermando le dichiarazioni della commissione del senato e citando fonti del Pentagono, che ha fornito altri dettagli sull’operazione. Il figlio di Bin Laden, Khalid Hamzan, è stato ucciso sulle scale. I Navy Seals hanno aperto il fuoco quando ha cercato di lanciarsi contro di loro. Il commando è quindi entrato nella stanza in cui si trovavano Bin Laden e una donna (che si ritiene sia sua moglie, anche se le fonti non lo hanno confermato). Bin Laden aveva un fucile AK-47 e una pistola Makarov "a portata di mano". I Navy Seals hanno aperto il fuoco. Due colpi. Hanno poi portato via 100 "chiavette" Usb, centinaia di dvd e dischi di computer, 10 hard drives per computer e 5 computer, oltre ad una quantità di materiale cartaceo. 

L'Onu vuol vederci chiaro Intanto le polemiche sull'uccisione di Osama Bin Laden sono arrivate fino all'Onu, dove l'alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay, ha chiesto oggi la "divulgazione piena ed accurata dei fatti precisi" per determinare la legalità dell’operazione. "Credo che non solo il mio ufficio, ma tutto il mondo ha il diritto di sapere cosa è successo", ha detto l’alto commissario nel corso di una visita ad Oslo aggiungendo: "Le Nazioni Unite condannano il terrorismo ma ci sono delle regole elementari che devono essere rispettate anche nella conduzione di operazioni di antiterrorismo. Queste devono avvenire nel rispetto delle leggi internazionali, che non autorizzano la tortura nè le esecuzioni extragiudiziali".

Il tradimento di al Zawahiri Intanto affiorano altri dettagli sul blitz. Sarebbero stati gli egiziani di al Qaeda, guidati dal numero due dell’organizzazione, Ayman al Zawahiri, a tradire Bin Laden, rivelando agli americani dove si nascondeva. Un tradimento giustificato dalle divergenze tra i due, secondo quanto scrive oggi il giornale saudita al Watan, citando "una fonte regionale molto vicina al dossier del terrorismo". La fonte ha dichiarato che il corriere di Bin Laden lavorava in realtà per Zawahiri e sarebbe un pachistano, e non un kuwaitiano, la cui identità sarebbe stata rivelata agli Usa da alcuni detenuti di Guantanamo. Sarebbe stato lui a guidare gli americani fino a Bin Laden, facendo finta di non sapere di essere seguito.

Dopo il blitz informato il Pakistan Subito dopo l’operazione americana, "alle 3 di notte il capo del vertice interforze americano, Michael Mullen, ha informato il capo delle Forze armate pakistane, il generale Pervez Kiani". Lo ha detto il sottosegretario agli Esteri del Pakistan, Salman Bashir, in una dichiarazione a Islamabad. Il Paese potrebbe essere il primo obiettivo di una vendetta da parte di al Qaeda. Solo in seconda battuta verrebbero colpiti obiettivi americani.

Al momento la situazione nella capitale pachistana appare tranquilla anche se ci sono più controlli del solito: come sempre in questi casi, sottolineano fonti diplomatiche, gli obiettivi più a rischio sono i luoghi di culto islamici nell’ottica di una guerra tra la visione di un Pakistan laico e quella di un Pakistan fondamentalista.

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