Occasioni da cogliere con le obbligazioni e anche sui mercati

Le mosse della Bce favoriscono l'acquisto di corporate bond, high yield, convertibili e dei bond legati all'inflazione e delle piazze emergenti

Ennio MontagnaniIl presidente della Bce, Mario Draghi, ha annunciato l'aumento del programma di acquisti di asset sia in termini di importato mensile (da 60 a 80 miliardi) sia, soprattutto, di ampliamento dei titoli da comprare: non soltanto titoli di Stato ma ora anche obbligazioni societarie di qualità superiore. Ciò dovrebbe avere due effetti sull'economia reale: in primo luogo i prestiti costeranno meno alle aziende, favorendo dunque gli investimenti e la creazione di nuovi posti e, in secondo luogo, si determinerà un aumento della liquidità del mercato obbligazionario societario in Europa. Non solo. Il numero uno della Bce ha anche ribadito che i tassi d'interesse schiacciati sui minimi storici (in alcuni caso addirittura con rendimenti negativi) persisteranno per un prolungato periodo. Secondo gli analisti, i tassi della zona euro potrebbero rimanere sugli attuali livelli fino al 2018 e, forse, addirittura fino anche al 2019. Tenendo conto che oggi un ctz offre un rendimento negativo e che un btp scadenza 5 anni paga appena lo 0,4% all'anno lordo, è evidente che per puntare ad un rendimento più rotondo occorre aumentare il rischio nel portafoglio investendo in segmenti obbligazionari più dinamici e nell'azionario. Per quanto riguarda le obbligazioni ce ne sono cinque che possono, opportunamente combinate insieme, offrire un interessante profilo di rischio/rendimento.La prima è quella dei corporate bond societari europei di alta qualità (il cosiddetto rating investment grade) che, in media, offrono attualmente un rendimento del 2% all'anno. Si tratta di titoli che saranno oggetto, d'ora in avanti, di acquisto da parte della Bce, e quindi potrebbero vedere crescere le loro quotazioni. La seconda categoria di titoli obbligazionari interessanti sono gli high yield, ovvero le obbligazioni emesse da società meno solide dal punto di vista patrimoniale ma che pagano cedole più generose (in media, attualmente, il 5,5%). Ovviamente c'è un maggior rischio di default (fallimento dell'emittente), ma affidandosi a un buon fondo obbligazionario high yield Europa (che diversifica in centinaia di emissioni) il rendimento nei prossimi 12-24 mesi dovrebbe comunque essere di un certo interesse. Così come lo dovrebbe essere, a patto però di disporre di un orizzonte temporale di almeno tre anni (meglio se 48-60 mesi), l'investimento in un fondo obbligazionario Paesi emergenti: i rendimenti dei titoli in cui investono questo fondi si aggira tra il 5% (per le emissioni in dollari Usa) e poco meno del 7% (per i bond emergenti in valuta locale). Nel breve termine (6-12 mesi), le quotazioni potrebbero soffrire ancora l'instabilità dei Paesi in via di sviluppo, ma nel medio lungo periodo dovrebbero fruire di una crescita economica più dinamica rispetto a quella dei Paesi avanzati con benefici sia per le quotazioni dei titoli sia delle valute (che, rispetto ai massimi del 2014-2015, sono scese tra il 30% e il 40%). Una quarta categoria di bond interessanti sono quelli collegati all'inflazione (i cosiddetti inflation linked bond come, per esempio, il Btp Italia). È vero che l'inflazione è vicina allo zero e le stime parlando i prezzi al consumo ancora bassi per alcuni anni. Ma è anche vero che le quotazioni di questi titoli sono sacrificate: se l'inflazione dovesse ripartire all'improvviso questi titoli potrebbero registrare dei balzi di prezzo e di rendimento.Infine, ma non certo per importanza, ci sono le obbligazioni convertibili, che permettono di partecipare al trend di rialzo delle Borse nel medio termine ma con un profilo di rischio che è una via di mezzo tra i titoli di Stato e le azioni. A proposito, per chi volesse accettare qualche rischio maggiore, per i prossimi 36 mesi (meglio se 4-5 anni), le Borse europee e, in seconda battuta, quella giapponese sono le candidate a registrare le migliori performance in quanto evidenziano valutazioni più convenienti rispetto a Wall Street. Le azioni del Vecchio continente (e, più in particolare, quelle della zona euro), dovrebbero infatti beneficiare di una ripresa economica graduale in un contesto di bassa inflazione e con il prezzo del petrolio e delle materie prime industriali a sconto rispetto agli ultimi anni.

Quelle giapponesi, oltre al vantaggio dello yen debole e del risparmio delle famiglie e delle imprese sui costi delle materie prime, dovrebbero beneficiare anche di un nuovo clima di maggiore interesse del management aziendale a distribuire utili agli azionisti.

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