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Offensiva di Erdogan contro la Ue: «Dà protezione ai terroristi curdi»

«Nessun membro del Pkk, organizzazione terroristica, viene estradato dai Paesi dell’Unione»

da Istanbul

La tensione al confine fra Turchia e Irak non accenna a diminuire. E, giusto per aggiungere altra carne al fuoco, mancava solo l'attacco del primo ministro di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, all'Unione Europea. Durante un discorso pronunciato a Istanbul e trasmesso dalla televisione di Stato, il premier turco si è lamentato ieri del fatto che nessun Paese membro estradi i guerriglieri del Pkk, nonostante il Partito dei lavoratori del Kurdistan sia considerato un'organizzazione terroristica.
«Se un'organizzazione è classificata come terroristica bisogna dissociarsene, il terrorismo - ha detto Erdogan - è uguale da tutte le parti. Non può essere cattivo quello che colpisce gli altri e buono quello che colpisce la Turchia». Se si conta che il prossimo 6 novembre a Bruxelles verrà presentato il rapporto annuale sulla candidatura di Ankara all'Unione, le parole del premier rischiano di guastare il clima nella Ue. Le condanne espresse dal Commissario all'Allargamento, Olli Rehn, nei confronti del Pkk non sono bastate a rendere credibile la posizione europea agli occhi di Ankara.
Erdogan ha detto anche che la Turchia deve difendere i propri interessi nazionali e ha aggiunto una frase destinata a preoccupare Washington non poco: «Non posso sapere quello che succederà prima del 5 novembre». In quella data il capo del governo turco si recherà negli Stati Uniti per discutere con il presidente George W. Bush la situazione al confine turco-iracheno e la legge sul genocidio armeno che il Congresso americano potrebbe votare già in gennaio.
Gli analisti, fino a ieri, credevano che prima di quest'incontro un attacco dell'esercito turco nel nord dell’Irak fosse improbabile. Ma, a distanza di una settimana dagli attacchi dei guerriglieri curdi, che hanno ucciso 17 militari della Mezzaluna, la tensione rimane alta. Da domenica scorsa la gente scende in piazza spontaneamente per manifestare contro i terroristi del Pkk e a favore delle Forze armate.
L’attenzione è ora rivolta alla conferenza che avrà luogo la settimana prossima a Istanbul e alla quale parteciperanno tutti i Paesi che confinano con l’Irak e il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice.
Sul confine rimangono ammassati circa 100mila soldati, pronti all'azione. Intanto, ieri, il Pkk ha fatto sapere che sta considerando l'ipotesi di rilasciare gli otto militari turchi rapiti lo scorso 21 ottobre. Il Parlamento di Ankara ha intimato ai ribelli di liberare i prigionieri.

Bisogna vedere se il Pkk intenda rispondere e cosa possa chiedere in cambio.

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