Europei 2012

Olanda e Ronaldo all'ultimo appello per salvare la faccia

Portogallo e Olanda domenica si "giocano" i quarti: alla vigilia era una delle finali possibili. L'asso del Real irriso dai danesi "soffre" il fantasma di Messi

Olanda e Ronaldo all'ultimo appello per salvare la faccia

Comunque vada, sarà senza gloria. Per una grande favorita e per la stella più attesa. Ovvero l’Olanda e Cristiano Ronaldo. Che domenica sera si giocano la qualificazione. Gli orange restano in corsa solo perché aggrappati a una serie di combinazioni di puro calcolo matematico. Invece la stella del Real Madrid e i suoi compagni sono messi meglio: se vincono vanno avanti. Con una certezza: per le due grandi delusioni di questa prima settimana di torneo ci sarà poco da festeggiare.

Infatti non si fa fatica a definire questa versione la più brutta Olanda dai tempi di Van Gaal (mancata qualificazione al Mondiale 2002). Da corazzata quasi imbattibile ad armata brancaleone in due anni. Anzi, in pochi mesi, visto che fino allo scorso ottobre i tulipani potevano vantare l’invidiabile ruolino di sole 2 sconfitte (una delle quali - la finale Mondiale contro la Spagna - ai supplementari) in 42 incontri sotto la gestione Bert Van Marwijk. E così è riemerso quel senso di superiorità che da sempre è stato il tallone d’Achille dell’Olanda, spesso deludente quando favorita (Italia ’90, Euro ’92, Euro 2000). L’abbondanza di talento ha fatto il resto. Ed ecco quindi allenamenti blandi e libere uscite a go go. «Quando Snejider dice che non c’è da preoccuparsi», ha scritto  De Telegraaf alla vigilia, «cominciamo a essere seriamente preoccupati».

La spremuta di oranje servita da Danimarca e Germania chiama in causa il ct Van Marwijk, l’anti-divo che due anni fa era riuscito nel miracolo di compattare uno spogliatoio pieno di galli nel pollaio. Ma è durato fino a quando hanno retto gambe e difesa, perché nemmeno in Sudafrica il gioco fu scintillante. Le basi però erano solide, con le stelle protette da una nutrita colonia di portatori d’acqua. Giocatori che oggi, da Heitinga a Mathijsen fino all’impresentabile Van Bommel, hanno due anni e qualche acciacco in più sulle spalle. Che dire poi del ruolo di terzino sinistro, passato dal veterano Van Bronckhorst all’imberbe Willems, 18enne solo di belle speranze? In questo Europeo Van Marwijk è sembrato il Lippi sudafricano, capitano che ha preferito affondare con la nave piuttosto che buttare a mare i reduci. Il debito di riconoscenza verso quei giocatori, da Sneijder a Robben a Van Persie, che lo avevano portato a un passo dall’impresa al Mondiale 2010 non è mai venuto meno. Logico che i vari Huntelaar e Van der Vaart non abbiano gradito. Contro la bestia nera Portogallo, battuto una sola volta in 10 incontri, l’Olanda si presenta così con lo spogliatoio in frantumi, una condizione fisica approssimativa e il morale sotto i tacchi. Ma almeno di fronte si ritroverà un Cristiano Ronaldo che in quanto a umore non se la passa certo meglio. Solo la prodezza di Varela contro la Danimarca l’ha salvato dal patibolo mediatico. Non dai cori irridenti dei tifosi danesi che per tutta la partita hanno cantato: «Messi, Messi». Con successo. Perché il portoghese ha accusato il colpo, sbagliando una, due, tre volte solo davanti al portiere. E si può dire che soffra il fantasma della «Pulce», che lo perseguita non solo nell’asfissiante rivalità Barça-Real in Liga e Champions, ma anche quando veste la maglia della sua nazionale e il campione blaugrana è al mare.

La conferma dalla piccata risposta a fine gara: «Sapete cosa ha fatto Messi l’anno scorso di questi tempi? È stato eliminato ai quarti della Coppa America». In patria non sono stati teneri: fallimento, non è il migliore del mondo col Portogallo, il ct Paulo Bento vince senza di lui. Le cifre lo condannano: 112 volte a segno in 101 gare col Real Madrid, solo 32 reti in 92 presenze in nazionale. Ma domenica, fischia Rizzoli, può rifarsi con gli interessi. Cristiano Ronaldo dice di essere anche pronto a barattere i suoi successi con quelli della squadra ed è convinto che «i gol arriveranno». Sicuro come Van Marwijk quando dice: «Non è ancora finita». Eppure corrono rischio che lunedì mattina entrambi salgano sull’aereo per tornare a casa.

A quel punto sulle due grandi eurodelusioni non ci sarebbero più dubbi.

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