Controcultura

Ora i classici abbracciano la pop art

Da Hirst a Vezzoli: l'archeologia è diventata la nuova mania

Ora i classici abbracciano la pop art

Archeologia nuova mania? Sembrerebbe proprio di sì e soprattutto nel mondo dell'arte contemporanea, stanco di spazi bianchi, scialbi e anonimi, annoiato dal nuovo che avanza a tutti i costi, forme vuote e senza idee: superata la moda del momento non resta particolare traccia. Oggi pare proprio che l'innovazione, la ricerca, lo slancio verso il futuro sia appannaggio dei musei di antichità, perché gestire un importante patrimonio significa comunque proiettarlo negli anni '20 del terzo millennio. Lo spiegano molto bene Evelina Christillin e Christian Greco nel saggio Le memorie del futuro, uscito per Einaudi, che le opere antiche «generano nel tempo una complessa rete di relazioni e una forte influenza sulla società».

Messaggio percepito da quegli artisti che non temono il confronto con l'eredità storica ma anzi la riattualizzano intervenendoci sopra. Alla Galleria Borghese di Roma fino al 7 novembre Damien Hirst riallestisce una parte significativa di Treasures from the Wreck of Unbelievable, 80 opere della mostra veneziana del 2017, a confronto con le collezioni antiche e barocche, tra Bernini, Canova, la statuaria romana classica e la pittura manierista. Non è la prima volta che Hirst sceglie di sfidare la storia dell'arte -una ventina d'anni fa invase il Museo Archeologico di Napoli e nel 2010 ritrovammo le sue opere al Museo Oceanografico di Montecarlo- ma certo è che l'impatto con i capolavori romani della Borghese metterebbe in grave affanno anche il navigatore più esperto. Qualcuno ha storto il naso, parlando di un clamoroso riciclone (sarebbero stati proposti i lavori avanzati, non venduti) o comunque di un film di seconda visione, ma già solo il riallestimento fa pensare a un percorso nelle meraviglie completamente nuovo, integrato con Colour Space, i dipinti prodotti dal 2016 che evolvono lo stile dei famosi Dots. Un passo ancor più coraggioso lo compie Francesco Vezzoli, che ritorna nella sua Brescia dove è nato nel 1971 nella duplice di artista curatore di se stesso. Per festeggiare il ritorno della Vittoria Alata dopo il lungo restauro Vezzoli entra direttamente nel parco archeologico e nel complesso di Santa Giulia installando, fino al 9 gennaio 2022, 8 sculture nella passeggiata tra le vestigia romane e longobarde. Il visitatore potrebbe essere tratto in inganno, confondendo l'antico con il linguaggio superpop dell'artista. Sta proprio qui il fascino del progetto. Dopo le dive della commedia italiana, dopo aver fatto piangere con lacrime ricamate le icone del cinema e del teatro, dopo aver studiato Dalì, Huymans (il misterioso scrittore di A rebours) e la Tv anni '70, il nuovo campo di ricerca di Vezzoli è l'archeologia. Curiosità, moda, mania? L'effetto è divertente e glamour.

Muoversi tra alto e basso è il carattere principale di Vezzoli, nella sua poetica tutto diventa camp, la Venere di Willendorf diventa Kim Kardashian e Sofia Loren una musa dell'antichità.

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