Stile

Ore, minuti e secondi Il movimento eterno

Michel Parmigiani da restauratore a inventore, nel 1996 istituisce la sua manifattura

Fabrizio Rinversi

Primi anni '90, Fleurier, Val-de-Travers, Svizzera. Un Maestro orologiaio torna a casa dal suo laboratorio di restauro. È inquieto, perché sente che l'arte a cui ha dedicato la vita non riesce più a riempire completamente la sua giornata: il contatto costante con i capolavori del passato lo sta allontanando da un presente dell'orologio del quale non è soddisfatto.

Il punto, però, è che non vuole più nascondersi dietro ai meccanismi con automi dei Frérés Rochat o ai modelli «portabili» rinascimentali, che riporta costantemente a nuova vita, ma immergersi nel suo tempo e dare il suo contributo. E, allora, seppur stanco, va nel suo studio, prende un foglio bianco e una matita e comincia a tratteggiare schemi tecnici per un movimento innovativo, non rotondo, ma tonneau. Giorno dopo giorno lo sviluppa, sempre più convinto di mettere le sue «mani d'oro» al servizio della «sua» manifattura, che istituisce nel 1996. Due anni dopo il calibro PF110, manuale con un'autonomia di otto giorni vede la luce. È il primo calibro della «sua» Maison, il primo affaccio di Michel Parmigiani sul palcoscenico di un orologeria non da restaurare, ma da creare. Quello che vuole: la libertà di costruire il suo orologio lo fa sentire in simbiosi con i Maestri che lo hanno preceduto, semplicemente, uno di loro. «C'è qualcosa di magico nel fabbricare il tempo afferma Michel -. come infondere la vita in un materiale inerte, creare una pulsazione che non finirà mai». All'anima però, bisogna dare il corpo e Parmigiani sa cosa fare: «Quando si è restauratori, si capisce subito che è il movimento ad imporre la forma e che questa armonia del design è il segreto di un'eccellenza che attraversa i secoli».

E, così, mescola la successione di Fibonacci, il numero aureo di Keplero, la divina proporzione di Luca Pacioli, fino a tracciare la congiunzione tra i vertici dei lati di rettangoli in rapporto aureo tra loro, composti l'uno sull'altro, ottenendo una curvatura sulla quale impostare le anse a goccia e, conseguentemente il profilo, al fine di abbracciare l'ergonomia del polso.

La forma tonneau, denominata Kalpa (termine sanscrito che indica l'andamento ciclico e non lineare del tempo, proprio quello di un orologio), viene, quindi, completata dalla parabola geometrica descritta dal vetro zaffiro. Inevitabile celebrare, oggi, i 20 anni del meccanismo da cui tutto e cominciato, profittando per affinare quei profili tonneau, rendendoli ancora più morbidi nella bombatura orizzontale e sfuggenti nella congiunzione profilata tra anse e carrure.

Un unicum evolutivo struttura-meccanismo ben chiaro, nella versione 2018 del Kalpa Hebdomadaire, in oro rosa, a riproporre la magia del calibro PF110, con regolazione a vite micrometrica e molla di ritegno a collo di cigno, doppio bariletto ad alimentare gli 8 giorni di carica (indicazione al 12) e spostamento dell'apertura della data al 12 per conferire maggiore simmetria ai piccoli secondi, dal diametro più contenuto rispetto al passato. La doppia finitura del quadrante nero, con motivo guilloché «a treccia» sull'esterno aggiunge ulteriore dinamicità all'insieme.

Per Michel il Kalpa è un messaggio concettuale: arte, sogno e passione si fondono nell'opera di chi ha potuto mettere le mani sulla Pendule Sympathique di Breguet

Commenti