Parma, un racconto lungo novecento anni

I nove secoli del Duomo, tappa obbligata per tutti i pellegrini della via Francigena, in mostra alla Pilotta

Frammenti, accenni di piccoli capitelli e pilastri, stipiti e mensole, lastre e architravi. Motivi floreali e geometrici, girandole e cornucopie che muovono superfici di marmo, cassette d’osso intagliato, di origine bizantina, con guerrieri e rose, santità e mito. Un racconto lungo fatto di immagini di pietra, d’oro, carta, avorio, legno. Linguaggi diversi che abbracciano secoli, dall’VIII al XII.
Una narrazione raffinata, testimone di contaminazioni e passaggi di popoli, tracce permanenti e magnifiche di un passato tangibile da percorrere a Parma, nel Palazzo della Pilotta, al Salone delle Scuderie fino al prossimo 16 luglio. Oggetti e particolari architettonici riuniti da varie città della pianura padana per celebrare i novecento anni (1106-2006) di Santa Maria Assunta, la Cattedrale di Parma, sosta obbligata dei pellegrinaggi dei «romei», i fedeli che andavano a Roma passando per la via Francigena.
Nel Salone sono raccolti gioielli d’arte e pazienza come i codici miniati, dove corpi di asceti e lettere fiorite come giardini raccontano vangeli e leggende, come fanno i mosaici, dove vivono draghi, leoni e vergini. Dalla pietra consunta, Cristo benedice e il volto cancellato conserva lo sguardo, esalta l’ordine dei capelli circondati da un’intatta aureola (il frammento di lastra viene dal milanese Castello Sforzesco).
Suggestivi il capitello con sirena e figura mostruosa e quello con figure virili, la lastra con il capelluto Sansone che combatte con un leone, e ancora la colonnina istoriata cui è aggrappata un’improbabile fauna, e tralci abitati da uccelli e uomini alle prese con grappoli d’uva (opere dai Musei Civici di Pavia). Ieratico, fisso, vivo secondo la tradizione orientale, il Crocifisso ligneo proveniente da San Savino a Piacenza. Certezza della redenzione scolpita nel legno di noce tra la fine dell’XI e l’alba del XII secolo.
Bellissima la Croce del campo (dal Duomo Vecchio di Brescia), forma latina in lamina d’argento con bordature dorate e gemme colorate montate su legno di noce che costituisce lo scheletro di questo gioiello. Cristo muore sul recto e l’agnello baciato dalla luce vive sul verso della croce.
La natura è presente nei capitelli e nelle splendide acquasantiere: si fa aquila, si fa pesce e si fa sirena mescolandosi al mito mediterraneo di creature marine e celebrando il Creatore con la creatura, sia essa mostro, grifo, leprotto, rapace o foglia. Come nella lastra con scena di vendemmia, del maestro Nicholaus, dove i tralci dominano piccoli esseri umani al lavoro. Il trionfo dell’umano è in due enigmatiche figure colme di tenerezza: Berta e Baldes, una donna e un uomo in marmo cipollino greco.

Una sorta di Eva e Adamo dalla Cattedrale di Cremona, cittadini, figure concrete e nobili, pensierose testimoni di folle e di stagioni che le hanno sfiorate soltanto.
LA MOSTRA
Il Medioevo delle Cattedrali.

Parma, Salone delle Scuderie in Pilotta.

Fino al 16 luglio.

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