Il Pd ama Pisapia? No, lo usa soltanto per i suoi scopi

Carissimo Paolo, sostengo da tempo che l’attuale Pdl - come prima Forza Italia - in molte occasioni incontri seri problemi nel campo della comunicazione. Guardiamo, per esempio, all’oggi e in particolare a Milano. Bersani ripete ad ogni occasione: «A Milano vinciamo» quando nel capoluogo lombardo il Pd ha perso già in sede di primarie avendo sostenuto Stefano Boeri, sconfitto dal candidato delle sinistre Giuliano Pisapia. Passa il messaggio menzognero di Bersani. Non passa, anzi, non pare esistere, un messaggio che ricordi a tutti la verità. E non è questa che l’ultima delle mille circostanze nelle quali la sinistra si è dimostrata e si dimostra più capace in questo determinante campo.
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Non hai tutti i torti, caro Mauro e quella che segnali è una pecca da molti elettori di centrodestra assai avvertita. Nel nostro caso, però, sbugiardare Pierluigi Bersani sarebbe servito a qualcosa? Avrebbe convinto i rinunciatari di parte nostra a darlo, questo benedetto voto a Letizia Moratti? (Perché diciamo o meglio, ripetiamolo: altra cosa passata sotto silenzio o quasi è che nel primo turno non è lievitato il suffragio alla sinistra, bensì venuto meno - nella misura di un 70 mila schede - quello alla destra. Il Pisapia ha infatti rastrellato 320 mila voti. Solo cinquemila in più di quanti ne ottenne nel 2006 fa Bruno Ferrante, a quel tempo candidato sindaco dei così detti democratici). E anche se la bersaniana menzogna non avesse fatto aprire gli occhi ai moderati, credi tu che avrebbe in qualche modo fatto riflettere i «sinceri democratici»? Quella è gente che approfitta delle vittorie altrui facendole illic et immediate proprie, quella è gente che quando fu eletto Barack Obama prese a dimenarsi come dervisci ubriachi strepitando: «Abbiamo vinto! Abbiamo vinto noi!». Stesso teatrino per la vittoria di Zapatero, anche se, dopo la sua recente legnata, nessuno dei nostri ferventi zapateristi si è sentito coinvolto dalla derrota e ciò a conferma del vecchio adagio che recita: la vittoria ha mille padri, la sconfitta uno solo. E vedrai, caro Mauro, che se domani le urne dovessero confermare - io non ho perduto la speranza - Letizia Moratti sindaco, i «sinceri democratici» non ammetteranno la sconfitta, prendendo le distanze da un Pisapia brava persona sì, ma uomo di mano di Nichi Vendola, esponente di una sinistra che non è esattamente la sinistra bella, sfolgorante, riformista, onesta, equa&solidale dei Bersani, Bindi e Franceschini, ma una sinistra ogm, geneticamente modificata e dunque da evitare.
Ma poi, caro Mauro, cerchiamo di capirli questi progressisti: di successi non è che ne possano annoverare molti: le dita di una mano bastano e avanzano. Sono ormai una sessantina d’anni che provano a sfondare, a imporre il loro dominio. In due parole a farla da padroni. Provandole tutte, mettendosi perfino la bombetta in testa e così combinati passeggiare per la City. Buttando in campo - vai avanti tu che a me viene da ridere - un farfuglione come Romano Prodi. Eleggendo a presidente del partito erede diretto, di primo sangue, del Pci una democristiana vintage come Rosy Bindi. Trasformando in fretta e in furia il Bottegone in un loft.

Elevando a dignità di busto del Pincio un retore come Roberto Saviano. Ciò non ostante, il sol dell’avvenir s’ostina a non sorgere e allora che devono fare, quegli sventurati, per mitigare la frustrazione che li strazia se non procedere al modo del cuculo, accovacciandosi nei nidi altrui (ma pronti a volarne via se l’uovo non schiude)?
Paolo Granzotto

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