Elezioni Amministrative

Pdl e Lega vincono a valanga: 17 Province a zero

Il Pdl conquista il Piemonte ed espugna feudi in Emilia, Toscana e Campania. A Milano Podestà sfiora il 50%. Testa a testa a Torino. Il Pdl conquista Napoli: pieno in Campania. Pavia e Bergamo sono azzurre. Firenze: l'Obama del Pd finisce al ballottaggio

Pdl e Lega vincono a valanga: 17 Province a zero

Roma - Sessantadue province al voto, di cui tre (Monza, Fermo, Barletta) di nuova formazione. In 50 erano amministrate dal centro-sinistra e solo 9 dal centro-destra. Che cosa è accaduto? Una autentica rivoluzione. Perché il Pdl se ne porta a casa 26 di cui due «nuove» e ben 14 strappate al Pd e ai suoi alleati, mentre Franceschini si deve asserragliare nella ridotta tosco-emiliano-umbra, dove si cominciano ad individuare crepe pesanti e, più a sud, in Basilicata dove strappa risicate maggioranze a Potenza e a Matera. Senza contare che nei 22 ballottaggi in programma fra due settimane uno già è perso (Crotone, visto che a giocarsela saranno gli autonomisti di Lombardo e il centro-destra) e in altri 9 il Pdl pare già ora a pochi punti dal traguardo.

Non basta più al Pd consolarsi col mancato decollo di Berlusconi, perchè sono pezzi d’Italia che se ne vanno clamorosamente dall’altra parte. Sottovoce lo ammettono i dirigenti della periferia, spaventati dai posti di comando che si perdono, dai quattrini che non si potranno più indirizzare verso le coop o ad Ong vicine al partito, dal taglio secco di una rete di interessi che rischia di farli precipitare ulteriormente per la mancanza di «controllo» del territorio.
Il «buco» nero per la sinistra è stata la Campania. Si sapeva che a Napoli sarebbero stati dolori: ma si sperava almeno nel ballottaggio e non si pensava che anche Avellino e Salerno andassero irrimediabilmente perdute al primo colpo. Anche perché in Irpinia nel 2004 c’era un 68% di voti che si riteneva avrebbe subito una limatura, non un tracollo.

Poi, la Lombardia: resiste Penati all’arrembaggio del Popolo della libertà, ma dieci punti di distacco non paiono facili a recuperarsi. Tutto il resto della regione è ora in mano a Berlusconi e Bossi: perse Cremona, Lecco, Lodi. E ai confini sud salta anche Piacenza che apre il doloroso capitolo delle ex-roccaforti emiliane e toscane. Al ballottaggio Ferrara e Rimini dove si governava con robusti 60%. E ancora al voto fra due settimane ad Arezzo, Grosseto e Prato dove le percentuali erano ancora maggiori.
La marea azzurra erode l’Abruzzo rosso (Pescara, Teramo per soli 50 voti e ancora Chieti), s’insinua nelle Marche (Macerata, con Ascoli e Fermo che potrebbero seguirla), spazza il Piemonte dove s’impadronisce di Biella, Novara, Verbania e s’incammina testa a testa col Pd tanto a Torino che ad Alessandria. Ancora conferma la guida di Latina ed è nettamente in testa a Rieti e Frosinone. Così come in terra di Puglia vince a Bari e Barletta e guida con larghezza a Brindisi e Lecce, mentre Taranto resta in bilico.

Una débâcle, quella di Franceschini e dei suoi, che non è possibile mascherare più di tanto come si è cercato di fare col risultato delle Europee. Le province non sono lontane, non ci sono euroburocrati da additare come causa del disastro. Belluno e Rovigo erano additate come fiori all’occhiello: il centrodestra ha messo la freccia e si appresta allo scippo così come a Venezia dove solo un pugno di voti è mancato per il colpo secco, così come sul versante opposto del Mediterraneo, a Savona, e che si è avuto invece a Padova e Verona, così come più a sud, a Isernia.

Parlano poco nel Pd del risultato delle provinciali. Non s’azzardano a spendersi sulla «tenuta». Anche perché è difficile spiegare come a Prato si sia passati dal 55% al 38% sentendosi il fiato del Pdl sul collo visto che il partito di Berlusconi ha toccato quota 33%. Sono i numeri a parlare, non gli uomini di Franceschini: e raccontano di una sinistra che a Modena si ritrova con un risicato 52% dal 65% che aveva, e a Reggio con analogo risultato da una base di partenza del 67,7%. È una ridotta sotto assedio quella del partito democratico. Basti pensare che, oltre il martellamento ai fianchi in Toscana ed Emilia, la Marche si vanno sfilando e anche l’Umbria dopo anni si va sfilacciando: anche se le province di Perugia e Terni restano rosse, il voto delle Europee ha portato una novità: primo partito della regione è diventato il Pdl.

Come nessuno si sarebbe mai sognato solo 48 ore fa.

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