Controcultura

Pelli, l'archistar delle torri dalla Malesia a Milano

Celebre per i suoi grattacieli in vetro, in Italia ha firmato la Torre Unicredit e piazza Gae Aulenti

Pelli, l'archistar delle torri dalla Malesia a Milano

Il distretto - l'aggettivo giusto è: smart - è quello di Porta Nuova, fra la stazione di Porta Garibaldi e il quartiere Isola. Ad esempio, se accedi da sud: parti da corso Como, in fondo prendi per via Capelli, fra i bistrot e le boutique di lusso, sali per il passaggio pedonale stretto tra i complessi Munoz&Albin e Cino Zucchi Architetti, in cima alla scalinata ti affacci sulla piazza-podio Gae Aulenti - cento metri di diametro, completamente pedonale e rialzata di 6 metri rispetto al livello della strada, il «centro vitale» del nuovo quartiere e ti trovi sotto le tre torri che abbracciano le fontane circolari a sfioro. Sono la «UniCredit Tower», 31 piani per 231 metri di altezza, di cui 78 di guglia (lo «Spire»), oggi il grattacielo più alto d'Italia, poi la «Torre B» (100 metri di altezza) e la «Torre C» (50 metri). Poi ti fai sfilare via il nuovo skyline della città i grattacieli del Bosco Verticale di Stefano Boeri, il nuovo palazzo della Regione Lombarda, la Torre Galfa, le torri residenziali Solaria, Solea, Aria e un «taglio» della Torre Diamante - poi ti lasci sulla sinistra l'Unicredit Pavilion di Michele De Lucchi, al confine della Biblioteca degli Alberi, attraversi la passerella sopra via Melchiorre Gioia, scendi per piazza Alvar Aalto e arrivi a The Mall... Poi, può fermati a cenare ai Tre Cristi.

Se Milano oggi, nell'area attorno a piazza Gae Aulenti, sembra una città del futuro, quasi una piccola New York in bello, il merito è per buona parte suo: di César Pelli, morto ieri a 92 anni, l'architetto argentino che ha progettato le Torri Petronas della Malaysia e il World Financial Center di New York. In patria era un'icona, come le sue torri di vetro e acciaio. Il presidente del suo Paese, Mauricio Macri ha twittato: «I lavori che lascia nel mondo in eredità sono un motivo d'orgoglio per tutti gli argentini». E i suoi lavori - capolavori... - sono tanti, dall'Asia all'Europa, per i quali ha avuto numerosi riconoscimenti, tra cui la Medaglia d'oro dell'American Institute of Architects.

Nato nel 1926 a San Miguel de Tucumán, in Argentina, formatosi all'università di Tucumán (1944-49) e poi dell'Illinois (1952-54), Pelli lavorò prima nello studio di Eero Saarinen per dieci anni, poi si trasferì a Los Angeles nel 1964 ed è stato Preside della Facoltà di architettura di Yale dal 1977 al 1984, mentre apriva a New Haven un proprio studio.

Il suo risultato più importante indubbiamente sono le «Petronas Towers» a Kuala Lumpur in Malaysia: alto 452 metri, è stato l'edificio più alto del mondo quando fu completato nel 1998 e mantenne il record per sei anni. Ma il suo lascito è enorme, fra teatri, musei, centri culturali, grattacieli. Ha progettato l'International Financial Center che domina il lungomare di Hong Kong e la Gran Torre Santiago in Cile. Notissimo è il campus dell'Universidad Empresarial Siglo 21, a nord di Cordoba, in Argentina. E il suo ultimo progetto è stato il Salesforce Transit Center di San Francisco (un hub di trasporto che si trova sotto il grattacielo più alto della città e mescola spazi verdi e aree commerciali).

Da noi, in Italia, Pelli ha lasciato il simbolo della nuova Milano, così come il Duomo - si parva licet - lo è dell'antica. È il master plan del progetto Porta Nuova, dove ha disegnato la Torre Unicredit che si specchia nell'acqua di piazza Gae Aulenti, edificio dalla forma sinuosa e una imponete guglia laica (appunto), il più alto grattacielo del Sud Europa. Porta in cima il logo Unicredit, ma la chiamiamo «Torre Pelli». Ci sarà un motivo.

Archistar senza essere divo, argentino naturalizzato statunitense, giovanissimo come visione architettonica anche a novant'anni (era attentissimo e curioso delle nuove tecnologie costruttive), non-monumetale ma dai progetti imponenti, César Pelli non impose una moda («Io evito attentamente uno stile personale, perché se lo avessi tenderei a riciclare in giro per il mondo le stesse forme, gli stessi materiali... invece devo capire i luoghi dove sto progettando», disse quando iniziò a lavorare a Milano). Ma è riconoscibile, come dimostrano le sue torri-grattacielo nel mondo - da Londra a Zurigo, da Siviglia a L'Aia fino a Buenos Aires e Madrid - che si distinguono per l'attenzione ai dettagli e per l'uso del vetro, un involucro esterno irrinunciabile per le sue opere. Esempi: il Winter Garden nel centro civico di Niagara Falls (1977); l'ampliamento del Museum of Modern Art (1977-84), il Battery Park Vity (1981-87) a New York, il Canary Warf Tower per il London Docklands (1991).

«Milano - commentò Pelli arrivandoci nel 2003, molto, molto tempo prima che la città decollasse grazie all'Expo - è una delle città più emozionanti del mondo, sono felice di avere la possibilità di lavorare a questo progetto per riqualificare un'area semicentrale poco valorizzata che potrà diventare una zona di riferimento per il commercio, la moda e il design».

Oggi, grazie a lui, quell'area «semicentrale» sembra, in piccolo, il centro di New York.

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