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«Perso un anno E ora parlino anche gli altri»

Non sposta i confini del garantismo Renato Di Rocco, presidente federale. Forse li attenua solo un poco, ma attende l’evoluzione delle indagini e spera che qualcuno sfrutti la scia di Basso.
Se l’aspettava un’accelerata simile?
«Ivan ha preso una decisione da uomo vero, si è dimostrato ancora una volta un campione».
Via, presidente, non le sembra di esagerare. Decidere di collaborare è come ammettere la colpa. O no?
«Se l’ha fatto è perché mancavano elementi per archiviare e anche, però, per incolparlo. Lui si è messo a disposizione così l’inchiesta può fare un salto in avanti».
Presidente, ma Basso è pulito o no?
«Si vuol far vedere sempre il lato peggiore del ciclismo. Quando invece, anche da questo episodio esce qualcosa di buono».
Le rifaccio la domanda: Basso pulito o no?
«La mano sul fuoco non la metto per nessuno. Basso, però, non è mai risultato positivo e non è mai stato fermato».
Garantista come durante la prima tranche dell’inchiesta, quella conclusasi con l’archiviazione del «caso Basso»?
«Lo ero per gli aspetti procedurali. Abbiamo perso un anno per colpa dei signori dei team. Basso è stato sospeso nel 2006 a Strasburgo, la storia poi si è ripetuta. Ma i direttori sportivi non sono organi di disciplina, hanno fatto valere il codice etico. Loro, i faccendieri del ciclismo...».
Abbiamo perso un anno: che cosa significa?
«Il salto dell’inchiesta poteva essere fatto prima. Ora se viene fuori la verità è meglio per tutti».
Cioè, Basso poteva parlare prima?
«Se Ivan ammetterà le sue responsabilità, non si potrà che lodarlo. Ora altri devono fare la stessa scelta».
Parla dei corridori?
«Corridori. Direttori sportivi, dirigenti. I corridori sono solo l’anello di una catena...».
Sabato parte il Giro: come anteprima non c’è male?
«Si demonizza sempre, poi la gente penserà solo alla corsa».
Non è un po’ semplicistica come conclusione?
«Se esce la verità è meglio per tutti, ma con le demonizzazioni non si va avanti».
È l’inizio dell’ennesima fine o...?
«Si può cambiare solo se si segue l’esempio di Basso. Ha fatto quello che tutti chiedevano a Pantani e che Marco non fece: ora non bisogna lasciare da solo Ivan».
Perché Pantani non fece quel passo in avanti?
«I tempi non erano maturi.

Ora invece, lo sono».

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