Più telecamere in metrò e poi toccherà ai bus

«Siamo consapevoli dei rischi che corre la città perciò, anche se non ci sono elementi concreti per temere un attacco, l’analisi ci porta a dire che non dobbiamo abbassare la guardia ma elevare l’impegno. Quindi affinare sempre di più il nostro modello di intervento. Per questo abbiamo studiato misure aggiuntive in termini di uomini e tecnologie». Il prefetto Bruno Ferrante ha appena terminato la riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, riunito per dare risposte concrete, e rassicuranti per l’opinione pubblica, al rischio terrorismo.
Ieri dunque in corso Monforte si sono incontrati il sindaco Gabriele Albertini, il questore Paolo Scarpis, i comandanti provinciali di carabinieri, Cosimo Piccinno, Guardia di finanza, Michele Carbone, Forestale, Franco Salvatore, i responsabili di Polfer, Polaria, Polstrada, il comandante della polizia locale, Antonio Chirivì, gli assessori alla Sicurezza di Comune, Guido Manca, Provincia, Alberto Grancini, e Regione, Massimo Buscemi.
Nell’analisi dei massimi responsabili cittadini della sicurezza, la metropolitana rimane in cima all’elenco degli obiettivi sensibili, soprattutto dopo gli attacchi a Londra. Già adesso ogni giorno decine di poliziotti, carabinieri e ghisa setacciano ogni angolo, stanza, ripostiglio, stazione, galleria. Ma ancora non basta, è necessario un maggior numero di «occhi e orecchie» e per non sguarnire altri fronti. Perciò il Comitato ha deciso di chiedere all’Atm uno sforzo economico e affiancare alle forze dell’ordine guardie giurate e cani addestrati a fiutare esplosivi. Ma ci saranno anche nuovi occhi «elettronici», cioè altre telecamere da affiancare alle 1.500 già in funzione che verranno sistemate all’interno delle carrozze. E visto che a Londra è stato attaccato, oltre alla sotterranea, anche un autobus, guardie giurate e telecamere potrebbero entrare in funzione anche sui mezzi di superfice.
Le istituzioni poi chiederanno uno sforzo in tempi rapidi ai gestori di telefonia mobile, per allargare il «campo» dei cellulari all’intera rete. È infatti necessario consentire una rapida comunicazione, ora pressoché impossibile, anche sottoterra, in particolare sulle linee 1 e 2. Sia per coordinare eventuali interventi, sia per lanciare tempestivamente l’allarme.
Un allarme a cui, nel deprecato caso che le paure diventino realtà, le istituzioni devono dare una pronta risposta, in termini di massima efficienza e rapidità. Per questo il Comitato diventerà una Commissione tecnica, allargandosi ai gestori della telefonia, ai responsabili dei sistemi di trasporto ferroviario e aereo, alla Croce rossa, alla Protezione civile, ai vigili del fuoco. Poi sarà anche necessario testare la reale efficienza dei sistemi di soccorso e la capacità di risposta dei cittadini. Per questo già nei giorni scorsi il prefetto di Roma Achille Serra aveva lanciato l’idea di una esercitazione. Proposta ora raccolta dal collega milanese Ferrante che tuttavia non ha potuto ancora indicare i termini e i tempi, ma che dovrebbe essere effettuata già nei prossimi mesi.
Tutte iniziative che dovrebbero consentire ai milanesi di svolgere le loro normali attività quotidiane in un quadro di maggiore tranquillità.

«Bisogna dare massima sicurezza ai cittadini - ha concluso Bruno Ferrante - ma nello stesso tempo è necessario coniugare la sicurezza con la libertà, non dobbiamo comprimere la libertà dei cittadini. I milanesi non devono cambiare le loro abitudini, se lo facessero cadrebbero nella trappola del terrore».

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