Cultura e Spettacoli

Piazza Armerina, due prefetti i proprietari della villa del Casale?

L'ipotesi, già paventata dagli studiosi in passato, sembra avvalorata dagli archeologi che stanno curando il restauro della dimora romana celebre per i mosaici. Confronto a Palermo degli esperti dell'Aiscom

È, in assoluto, uno dei più bei siti dell'antichità romana in Italia. Uno dei più belli, e dei meglio conservati, specie per gli straordinari mosaici, celebri in tutto il mondo. Tante le ipotesi su chi fosse il proprietario di quel gioiello nel cuore della Sicilia. E ora, dagli archeologi che stanno curando il restauro, una possibilità che sembra più plausibile delle altre: quella che due prefetti romani, padre e figlio, Ceionius Rufus Volusianus e Ceionius Rufus Albinus.
L'ipotesi, avanzata in passato da altri studiosi, sembra quanto mai attendibile alla luce dei nuovi studi. Ceionius Rufus Volusianus, praefectus urbi e console sotto Massenzio e Costantino nei primi decenni del IV d.C., e suo figlio Ceionius Rufus Albinus, console e praefectus urbi anch'egli, noto intellettuale e scrittore di geometria e logica, tanto da meritare il soprannome di Philosophus, potrebbero essere stati davvero i proprietari di quel gioiello: i mosaici della Villa riportano figure e personaggi che si possono ricondurre, per diversi particolari e caratteristiche, a prefetti di queste cariche. I risultati più recenti di queste scoperte saranno resi noti durante il XVI colloquio dell'Aiscom (Associazione italiana per lo studio e la conservazione del mosaico), di fatto la più grande associazione di esperti e studiosi degli impianti musivi, che quest'anno si riunisce a Palermo, presso il Centro regionale di Restauro, che sta curando il progetto sulla Villa del Casale. Una tre giorni che vedrà gli esperti a confronto. La prima giornata è dedicata a Piazza Armerina e agli altri siti musivi della Sicilia (tra cui Lipari e Monreale. Poi si passerà a discutere dei mosaici di Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, di Roma, e via salendo, Toscana, Emilia, Lombardia e le «Venezie». L'individuazione dei proprietari della Villa del Casale costituisce la "perla" del confronto che sta per cominciare. «Il problema fortemente dibattuto finora era incentrato sulla proprietà della Villa del Casale - spiega Patrizio Pensabene, docente alla Sapienza di Roma e all'università Kore di Enna -: gli studiosi discutevano sul fatto che fosse di proprietà imperiale, o di importanti personaggi dell'epoca. Queste due possibilità, che per anni sono procedute in parallelo, sono state suffragate dal tentativo di identificare i proprietari tramite simboli che comparivano nei mosaici. Fu lo stesso Hans-Peter L'Orange a ipotizzare una proprietà imperiale (in un primo tempo Massimiano Erculeo o il figlio Massenzio). Negli anni '80 presero invece corpo le ipotesi dello storico messinese Antonino Calderone, le stesse che oggi trovano ampie conferme».


Le nuove ipotesi che riconducono ai due Prefetti, padre e figlio, prendono le mosse dal mosaico della «Grande caccia», uno dei puiù celebri della villa, che adesso è tornato all'antico splendore grazie al restauro accurato del Centro regionale.

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