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La pittura contemporanea è un tesoro da 4,5 miliardi

Vola il giro d'affari dell'arte post bellica (+1.400%) e gli esperti vedono rosa: «Un modo per diversificare»

Onofrio N. Lopez

«Il tempo del contemporaneo è discontinuo, tutto deve ancora accadere e insieme è già avvenuto». Nessuno è riuscito a spiegare meglio di Friedrich Nietzsche nelle Considerazioni inattuali il concetto di «contemporaneo» nell'arte. Da un punto di vista esclusivamente economico si tende a incasellare in questo ambito cronologico tutta la produzione artistica esplicatasi dopo la Seconda Guerra mondiale.

Esteticamente parlando il ready-made di Marcel Duchamp con la sua irriverente Fontana del 1917 ha creato l'arte contemporanea imponendo un orinatoio come opera d'arte. Arte come riproducibilità tecnica, arte come provocazione, arte come design per gli oggetti da usare ogni giorni. Il fumetto che si fa arte con Roy Lichtenstein, il blocco di plastilina o il palloncino per bambini che diventa arte con Jeff Koons, la land art di Christo per finire ai graffiti sui muri metropolitani di Banksy. Tutto questo è arte che si pone nel tempo e fuori dal tempo al tempo stesso, perché l'artista non ha più punti di riferimento, è egli stesso spaesato e questo spaesamento trasmette all'osservatore.

Eppure il mercato comprende, apprezza e premia questa produzione non convenzionale. Il comparto del Post War ha confermato anche nel 2017 il suo predominio assoluto per il mercato della pittura, riuscendo quasi a duplicare il fatturato totale del 2016 (da 2,53 miliardi di dollari a 4,44 miliardi). Il contemporaneo è il vero e proprio motore del mercato dell'arte oggi: è, infatti, cresciuto del 1.400% dal 2000 ad oggi. Il record storico di 110,5 milioni di dollari stabilito per un'opera contemporanea (di Jean-Michel Basquiat) ne testimonia il forte potenziale finanziario.

Secondo il Global Art Market Outlook 2018 di ArtTactic, il 53% degli esperti ritiene che il mercato dell'arte contemporanea crescerà anche quest'anno, mentre per un altro 34% uguaglierà il risultato 2017. I professionisti del comparto, a larga maggioranza (75%) prevedono per l'anno in corso buone performance per la parte alta del mercato (valore superiore a un milione di dollari (ai cambi attuali circa 830mila euro). Essi ritengono che l'annata dovrebbe essere positiva anche per le opere che si collocano in una fascia di valore tra i 500mila e il milione di dollari (68% degli esperti). Oltre la metà degli addetti ai lavori ritiene, infine, che anche al di sotto dei 400mila euro il contemporaneo si farà valere.

Nella Top 500 degli artisti di Artprice il primo posto appartiene, infatti, a Jean-Michel Basquiat con un fatturato totale di 313,5 milioni di dollari per 98 lotti in asta. Al secondo posto Peter Doig con 60,6 milioni per 40 lotti e al terzo Christopher Wool con 52,6 milioni per 45 lotti. Ottimo il quarto posto dell'italiano Rudolf Stingel con un fatturato di 51,5 per 28 opere. Tra i nostri connazionali figurano anche Maurizio Cattelan, Mimmo Paladino, e Marcello Lo Giudice.

Un recente report di Deloitte ha evidenziato l'enorme potenziale dell'arte contemporanea come asset per diversificare il patrimonio conseguendo buoni rendimenti. Si stima, infatti, che il valore investito in arte e oggetti da collezione da parte delle grandi gestioni, che nel 2016 ammontava a 1.600 miliardi di dollari, aumenterà a 2.700 miliardi entro il 2026.

Sebbene questo tipo di investimenti si effettui soprattutto per passione, è altrettanto ovvio che il settore finanziario stia sviluppando servizi sempre più sofisticati per rispondere alle esigenze di una clientela in espansione.

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