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La politica di Alemanno ha salvato le aste ippiche

Ernesto Cazzaniga*

L’avvenimento più significativo e, comprensibilmente molto atteso del periodo sul fronte dell’ippica, sono state le annuali vendite di puledri all’asta che, malgrado i sinistri presagi delle solite cassandre, hanno dato un risultato buono, se non addirittura ottimo sia al trotto sia al galoppo, grazie soprattutto alla politica del ministro Alemanno che ha sempre sostenuto l'allevamento. Naturalmente da questo a dire che tutto è a posto ce ne passa purtroppo. Abbiamo comunque avuto la conferma ufficiale dell’invarianza del montepremi e di una serie di nuove iniziative, nel campo di nuove tipologie di scommesse, messe in cantiere da parte dell’Unire che dovrebbero ragionevolmente lasciare sperare in un futuro più tranquillo e meno travagliato. Inoltre vi sono stati tavoli tecnici all’Unire dove sono state assunte altre iniziative e altre presto saranno prese, sempre nell’ottica di adattare il sistema alle attuali esigenze, sia del mercato che degli allevatori e proprietari. A favore di questi ultimi, è stato deliberato un ulteriore contributo una tantum, di 500 euro per i trottatori qualificatisi, della lettera F e G, esclusivamente riservato ai proprietari. Non è certamente gran cosa, ma di questo dobbiamo dare atto all’impegno preso a suo tempo dal direttore generale dell’Unire, Franco Panzironi, di avere mantenuto quanto promesso. Inoltre è stato stabilito di allargare la possibilità di partecipazione ai trottatori di due anni, con l’ausilio dell’aggiunta di una nona corsa per gli ippodromi che ne faranno richiesta, e sempre in questo caso per le cosiddette corse differenziate, la possibilità di aggiungere due corse al programma con esclusivo utilizzo dei cavalli di due e tre anni. Inoltre, dato il continuo miglioramento della produzione giovanile, dal prossimo anno sarà spostato un punto percentuale del montepremi nella programmazione a favore delle corse dei due anni. Per concludere poi, non saranno più autorizzate corse di categoria G, preso gli ippodromi di Milano Roma e Napoli; inoltre per i cavalli che alla fine del quarto anno non abbiano vinto almeno quattromila euro è prevista l’esclusione dalle corse. Riguardo alla partecipazione di chi scrive martedì scorso prima dell’apertura delle aste di trotto a Settimo Milanese, agli ormai consueti talk show televisivi, magistralmente condotti da Bruno Vespa, vorrei fare alcune considerazioni. Partecipavano alcuni allevatori di cavalli, naturalmente soci dell’associazione, che non condividono appieno lo politiche da essa perseguite, pertanto mi sono trovato nella condizione di dovere chiarire un punto fondamentale. L’associazione è fatta di oltre tremila soci allevatori ed inevitabilmente qualche volta si deve trovare la sintesi tra i vari interessi in gioco, ma senza dimenticare che sono i tremila la vera forza ed essenza dell’allevamento italiano, pertanto meritevoli di assoluto rispetto e considerazione. Ritengo sia assolutamente errato, concepire una visione elitaria dell’allevamento, e il confronto con Paesi di grande tradizione ippica come la Francia, lo stanno a dimostrare. Vorrei chiudere con una piccola annotazione: questa estate si sono riempite le pagine dei giornali sul problema del «relativismo culturale», fondamentalmente legato alle religioni, l’altro giorno al talk show potremmo dire che è nata una ulteriore forma di relativismo, questa volta ippico. Infatti, tra i vari «belati» dei miei interlocutori, emergevano nella confusione delle idee, un paio di concetti del tipo: noi siamo imprenditori, noi vogliamo la qualità. Come dire: la qualità può solo essere legittimata da noi e l’imprenditorialità, altrettanto. In questo modo mi pare sia nato il «relativismo ippico»: tutto ciò che nasce da noi è imprenditoriale e qualitativo, tutto il resto è...una sottomarca. E, vorrei chiedere: le oltre tredicimila corse all’anno da chi sono fatte? E con quali cavalli? Forse, magari dopo una pausa di riflessione, saranno in grado di spiegarlo la prossima volta.

Speriamo vada meglio alla prossima, anche se sarebbe auspicabile per il settore la produzione di programmi idee, ma non è facile, è molto più semplice il solito: «piove, Governo ladro».
* presidente dell’Anact (Associazione nazionale allevatori del cavallo trottatore)

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