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Crisi, inchieste e veleni: il Brasile affonda a un anno da Rio 2016

Il Paese è molto cambiato (e in peggio) rispetto a quello rampante e ottimista che si vide assegnare i Giochi

Crisi, inchieste e veleni: il Brasile affonda a un anno da Rio 2016

«Il 5 agosto del prossimo anno gli occhi del mondo intero saranno puntati su di noi. Sarà un'Olimpiade storica, una pagina importante per il popolo brasiliano».

Dilma Roussef non si smentisce mai. D'altronde è una guerriera, come potrebbe. E a un anno esatto dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 (la cerimonia di apertura è prevista proprio il 5 agosto) il presidente del Brasile eletto al secondo mandato si espone, una volta di più, per dissuadere chi si aspetta un evento-fiasco e da tempo urla al mondo intero che il re è nudo.

In effetti il Brasile di oggi è molto diverso dal paese che nel 2009 venne scelto per accogliere i Giochi Olimpici del 2016. Allora l'economia brasiliana godeva di ottima salute, il tasso medio di crescita annuo era del 3,7 per cento, il gigante sudamericano rappresentava una straordinaria eccezione nel panorama mondiale dominato dalla recessione.

Poi però qualcosa si è rotto, la sveglia ha suonato e il sogno è finito. Dal 2011 la crescita annuale è scesa sotto il 3 per cento, fino a raggiungere il tasso dello 0,3 per cento nel 2014. L'anno scorso il volume degli investimenti si è ridotto considerevolmente raggiungendo un picco negativo del -8,4 per cento, a fronte di un aumento dello stock di debito.

Erano in molti a credere che i Mondiali dello scorso anno avrebbero risollevato entusiasmi e iniziative, in virtù degli investimenti legati al grande evento, ma le cose sono andate diversamente. Il paese è rimasto fermo, gli entusiasmi spenti e le iniziative sopite. E quest'anno le cose non vanno meglio, gli economisti del mercato finanziario prevedono una ritrazione del Pil dell'1,50 per cento e un'inflazione al 9,04 per cento.

Un timidissimo segno più lo registra la produzione industriale cresciuta dello 0,6 per cento a maggio rispetto ad aprile, dopo tre dati negativi consecutivi. Ma rispetto allo stesso mese dell'anno scorso il settore ha registrato un calo dell'8,8 per cento. In base ai dati diffusi dall'Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica, Ibge, la produzione si è ridotta del 6,9 per cento sul totale dell'anno e del 5,3 in 12 mesi: è il dato più basso da dicembre del 2009. Qualche segnale positivo lo hanno registrato i trasporti, i prodotti derivati del petrolio e dei biocombustibili, la profumeria, i saponi, i detergenti e i prodotti di bellezza. Deludenti invece i numeri dei prodotti alimentari, di quelli tessili e del segmento auto.

A quanto pare, però, la Roussef non sembra troppo preoccupata. «Siamo un Paese con un'economia fortemente diversificata, supereremo tutte le difficoltà», ha assicurato in occasione della cerimonia di presentazione della torcia olimpica. Parecchio ottimista se si pensa che il Brasile ha vissuto da poco la più grave siccità degli ultimi 80 anni.

L'acqua è stata razionata tre ore al giorno persino in una capitale economica e finanziaria come San Paolo e ancora oggi ci sono regioni totalmente a secco. Significativi gli effetti sull'agricoltura, che ha registrato cali nelle colture e nei raccolti, sulla grande distribuzione, sull'industria, costretta a ridurre le produzioni, e sugli aumenti dei costi per l'energia elettrica. E l'acqua fa tremare anche per il suo inquinamento. L'agenzia stampa Ap ha commissionato una serie di test della qualità delle acque nelle sedi dei giochi di Rio 2016 dimostrando che i nuotatori in acque aperte (ma anche i velisti e i canottieri) se dovessero ingerire molta potrebbero essere seriamente avvelenati. Ma «supereremo tutte le difficoltà», ha garantito la Roussef perciò non ci resta che aspettare di vedere come e quando. Soprattutto come, ecco.

Perché il trambusto economico non è che il primo di una lunga serie di pensieri che affligge la pupilla di Lula. Tra questi c'è l'inchiesta sui fondi neri del colosso petrolifero nazionale Petrobras che ha fatto tremare poltrone autorevoli all'interno del partito della Roussef. Per i magistrati titolari dell'inchiesta sarebbero una cinquantina i politici vicini al PT che avrebbero beneficiato di un sistema di «retrocommissione» con cui Petrobras ha costituito fondi neri per almeno 3,7 miliardi di dollari. Una gran bella gatta da pelare per il Presidente Roussef, se si considera che sotto inchiesta sono finite anche le imprese coinvolte nei lavori olimpici. Dei 37,6 miliardi di reais messi ufficialmente a budget per i prossimi Giochi Olimpici, 27,4 sono concentrati nella mani di Odebrecht, Oas, Mendes Junior, Queiroz Galvão e una sussidiaria della Camargo Correa, la CCR. Tutte imprese coinvolte nello scandalo Petrobras.

Il timore più grande è che i procuratori federali blocchino i lavori per imporre la revisione dei contratti prolungando i ritardi già di per sé importanti accumulati fino a questo momento. Se si escludono gli 11 stadi già esistenti che non necessitano di riforme a Rio de Janeiro solo il 10 per cento circa dei 56 progetti olimpici in costruzione risulta pronto. Non è escluso che un'eventuale corsa ai ripari dell'ultima ora finisca per gonfiare il bilancio attuale di quasi 40 miliardi di reais aumentando il volume del fardello che pesa sull'economia brasiliana.

Ritardi si registrano nei lavori del parco Olimpico di Barra de Tijiuca, soprattutto nelle strutture del Velodromo e del Centro di Tennis. Più importanti quelli accumulati al Complesso Sportivo di Deodoro, sede delle competizioni olimpiche di hockey, ciclismo e canoa. In base al cronoprogramma ufficiale la struttura dovrebbe essere operativa ad aprile del 2016, ma l'evento-test è stato fissato un mese prima. «Rispetteremo tempi e scadenze», assicura il sindaco di Rio de Janeiro, Eduardo Paes. «Non solo. Consegneremo ai carioca una città più dinamica, grazie al nuovo sistema di trasporti. Sarà questa la vera grande eredità delle Olimpiadi».

Sì, perché del «pacchetto giochi olimpici 2016» fa parte anche il trasporto pubblico di Rio, una delle sfide maggiori per il governo della città e per il Brasile intero. Il progetto prevede la realizzazione della linea 4 della metropolitana che collega il centro di Rio con Barra de Tijiuca, sede del parco e della città olimpica, della Transoeste che connette Barra con Campo Grande e Santa Cruz e della Transolímpica, la più grande opera di Rio de Janeiro negli ultimi trent'anni.

L'accesso alla superstrada, priva di semafori e incroci, sarà consentito ai tram della linea Transcarioca e alle automobili. L'obiettivo è quello di agevolare gli spostamenti di 400mila persone dal Parco Olimpico al complesso di Deodoro, riducendo il tempo di percorrenza da due ore a 30 minuti. Un bel progetto, sulla carta. Perché poi in realtà alcune stazioni della nuova linea metropolitana non saranno pronte prima di dicembre del prossimo anno, cioè quattro mesi dopo i Giochi Olimpici.

E allora la prefettura di Rio ha pensato bene di sospendere le attività scolastiche per tutta la durata delle olimpiadi allo scopo di ridurre del 30 per cento gli spostamenti dei carioca.

La prefettura stima che durante le competizioni in città circolino 70 mila volontari, 15mila atleti, 37 mila giornalisti e più di cento capi di stato.

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