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Adesso En Marche punta alle legislative. Nel Paese si scoprono tutti "macroniani"

I sondaggi danno il movimento in testa nelle prossime intenzioni di voto

Adesso En Marche punta alle legislative. Nel Paese si scoprono tutti "macroniani"

L'elezione di Emmanuel Macron alla presidenza francese è avvenuta con una vittoria netta che non lascia adito a dubbi: il cosiddetto Fronte repubblicano ha perso pezzi, con tanti astenuti e schede bianche. Una vittoria che è da considerarsi solo un inizio perché, adesso, il leader di En Marche! Dovrà assumersi la guida di un Paese in cui molti di coloro che hanno votato per lui lo hanno scelto in funzione anti Le Pen, e tanti si sono astenuti o hanno votato scheda bianca mostrando di non essere disposti a votare per lui neppure in funzione anti Le Pen. Macron non potrà non tenerne conto soprattutto in vista del prossimo decisivo appuntamento elettorale: le elezioni legislative di 11 e 18 giugno, alle quali arriva con un movimento giovane, da lui fondato appena un anno fa, e in cui dovrà riuscire a raccogliere una maggioranza che possa garantirgli la governabilità. Nelle due settimane intercorse fra il primo turno del 23 aprile e il secondo turno, Macron è riuscito ad attrarre circa 12 milioni di voti, passando da 8,65 milioni di preferenze (pari al 24,01% dei voti espressi) ai circa 20,7 milioni di voti con cui è stato eletto all'Eliseo (pari al 66,1% delle preferenze espresse). È chiaro però che il voto per lui non significa adesione al suo progetto, e sulla scelta degli indecisi ha pesato probabilmente molto la performance della leader dell'ultradestra nel duello tv del 3 maggio, in cui si è distinta per aggressività verbale e affermazioni false; in secondo luogo il «secondo partito» emerso dalle urne è quello di chi ha scelto di astenersi o di optare per il voto bianco o nullo, dimostrando appunto di non volere votare per Macron neanche per arginare il Front National. Si è astenuto il 25,44% degli iscritti, la cifra più alta dal 1969, quando in un secondo turno dal quale la sinistra era assente, con un duello fra Georges Pompidou e Alain Poher, l'astensione toccò il 31,1%. «Conosco le divisioni nella nostra nazione, che hanno portato qualcuno a dare voti estremi. Li rispetto. Conosco la rabbia, l'ansia, i dubbi che molti di voi hanno anche espresso. È mia responsabilità ascoltarli», ha detto Macron nel discorso della vittoria, alludendo proprio a chi ha votato Le Pen o si è astenuto. Un discorso che ha già avuto i suoi effetti.

E non manca l'effetto Macron sulle legislative: il movimento En Marche è in cima alle intenzioni di voto, davanti ai partiti tradizionali. Si sono appena chiusi i seggi delle presidenziali, e già circolano i sondaggi sul prossimo voto per l'Assemblea nazionale francese, sondaggi che confermano la dinamica messa in moto dal nuovo presidente e dal suo movimento. Del resto Macron, proprio nel suo discorso post-vittoria, sulla spianata del Louvre, ha fatto chiaramente appello ai francesi, dicendo di aver di nuovo bisogno del loro aiuto, tra sei settimane, per «cambiare la maggioranza».

In marcia.

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