Guerra in Ucraina

Agli Usa servono Israele e i sunniti come alleati. Ma non possono fare sconti sul nucleare all'Iran

Al vertice di Sde Boker condanna del terrorismo. Ma con Teheran non basta

Agli Usa servono Israele e i sunniti come alleati. Ma non possono fare sconti sul nucleare all'Iran

Richiede un esercizio acrobatico, dalla guerra in Ucraina al terrorismo islamico ai patti di Abramo al ruolo degli Usa alla mediazione israeliana, disegnare in un'unica cornice le immagini che provengono da Israele. Alla fine il puzzle è completo e deprimente. Gli scenari sono un summit di pace e una strada d'Israele crivellata di spari.

Il summit è stato il primo della storia: a Sde Boker, nel Negev, casa di David Ben Gurion, si sono riuniti, invitati dal ministro degli esteri israeliano Yair Lapid, i suoi colleghi Antony Blinken dagli Usa e dai Paesi del Patto di Abramo. Egitto, Uae, Bahrain, Marocco, presente in spirito anche l'Arabia Saudita. Scopo degli Usa: ristabilire un ruolo leader, oggi consumato dai troppi abbandoni, a fronte dei Paesi sunniti. Biden ne ha bisogno nel momento dello scontro mondiale con Putin. Israele può recuperarle la simpatia dei suoi nuovi amici, e essere mediatore, oltre che fra Zelensky e Putin, anche fra i sunniti e gli Usa. Non si sa se gli Usa abbiano ascoltato la richiesta a ripensare l'accordo con il nemico giurato di Israele e dei sunniti, l'Iran: una prospettiva inconcepibile, che consentirebbe agli ayatollah l'atomica e la riabilitazione delle Guardie della Rivoluzione. Il summit ha raggiunto un accordo senza precedenti per Israele, un'allusione al pericolo incombente.

Ma ecco che il palcoscenico gira. È buio a Hadera, nel centro di Israele; le notizie seguono uno spaventoso attentato. Due tipi in tuta bianca col «punisher» sulla schiena come in un film dell'orrore, mitragliano i pedoni, i motociclisti. L'intenzione era quella di una strage di massa di ebrei, sono muniti di mille pallottole. Da un ristorante corrono giovani di un'unità speciale, e saranno un ragazzo e una ragazza, ora feriti all'ospedale, a fermarli: ma solo dopo che i terroristi avranno colpito a morte quattro persone e ferite altre quattro. Come l'assassino di pochi giorni prima a Beersheba, dove il terrorista era beduino, i due sono arabi israeliani e l'Isis rivendica la loro mossa mentre Hamas incita a compiere altri attacchi. L'ombra del Ramadan che comincia domani si disegna come una fonte di incitamento. La festa della pace che anche nel caso di Beersheba aveva avuto un suo precedente nell'incontro di Sharm fra Bennett, al Sisi e il principe di Abu Dhabi ha subito trovato un contraltare: l'ideologia islamista che esattamente 20 anni fa, nello stesso giorno, faceva esplodere il park Hotel a Natanya uccidendo 30 persone continua.

Nell'ultimo mese ci sono stati 7 attacchi. Nell'ultimo anno, ne sono stati sventati 600. Dal 1920 il terrorismo è la tortura preferita inflitta a Israele, e gli arabi israeliani ne sono protagonisti. L'ideologia islamista è susseguita a quella nazionalista panarabista. Tutti i primi ministri arabi ieri hanno condannato l'attentato, l'unico elemento di novità. Si può iniziare una bonifica, se gli Usa ci stanno, ma non è detto. Sono ancora in tempo a rendersene conto e a rivedere il pazzesco avvicinamento all'Iran.

Per tenersi vicino Israele e i paesi del patto di Abramo nella guerra a Putin, il nesso è chiaro: devono compiere un passo nel mondo della realtà contro il terrorismo.

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