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Un altro "no" di Marchionne. Montezemolo fermato ai box

Ecclestone voleva l'ex Ferrari presidente del board che gestisce la Formula uno ma il dominus di Fiat si sarebbe messo di traverso. Maranello non commenta

Un altro "no" di Marchionne. Montezemolo fermato ai box

Istruzioni per l'uso visto che non tutti sono appassionati di F1. Il giocattolino con le macchinette, non solo rosse, che corre a trecento all'ora in giro per il mondo incassa oltre un miliardo di euro e ogni anno chi gioca con le macchinine - investitori, team e case automobilistiche - si spartisce una torta di quasi 900 milioni di utili. La maggioranza del giocattolino è in mano a un fondo internazionale, la CVC, che in Italia possiede per esempio Seat Pagine Gialle. Il fondo controlla la F1 tramite una società, la Delta Topco, a sua volta a capo della controllata Formula one Group. Quest'ultima è la grassa e ricca gallina dalle uova d'oro. Detiene infatti i diritti commerciali della F1, stipula contratti con sponsor e tv e organizzatori dei Gran premi. Di fatto, comanda.

Ecco. Giovedì pomeriggio, Bernie Ecclestone, che di questa società era l'ex Ceo congelato da mesi per le note vicende giudiziarie in Germania, è stato reintegrato nel ruolo. Accanto a lui nel board è ritornato anche Luca di Montezemolo, l'ex presidente della Ferrari, in veste di direttore non esecutivo. Ritornato perché su quella seggiola ci sedeva in qualità di numero uno della Rossa. Ma la seggiola è ora occupata dal suo successore, nonché l'uomo che di fatto aveva messo la parola fine, lo scorso 13 ottobre, alla sua ultra ventennale presidenza: l'ad di Fca, Sergio Marchionne. Problema: Montezemolo nel board non avrebbe dovuto più sederci e invece Ecclestone, che a 84 anni ha visto il mondo passare ed è abile manovratore, ha certamente spinto per l'amico Luca che non a caso viene considerato un suo possibile successore alla guida del carrozzone motoristico.

Problema. In queste ore si è scoperto che proprio Montezemolo doveva essere molto di più. Quanto fin qui raccontato riguarda infatti gli annunci del giovedì pomeriggio. Sembra invece – e su questo concordano diverse autorevoli fonti inglesi e tedesche – che giovedì mattina, più o meno verso mezzogiorno, fosse già pronto ben altro comunicato: quello che annunciava che, sì, Montezemolo restava nel Formula one Group, ma non in un ruolo non esecutivo, bensì addirittura come presidente della società. Comunicato e nomina che pare siano entrati in rotta di collisione sulla statale dell'Abetone, civico 4, Maranello, sede della Ferrari Spa. Marchionne e i suoi collaboratori non avrebbero espresso un veto (pare non si possa esercitarlo sulle presidenze), preferendo una forte presa di posizione, un'impuntata di piedi che avrebbe spinto CVC e lo stesso Ecclestone a un diplomatico passo indietro.

Sull'argomento in Ferrari si limitano al più classico e prevedibile dei «no comment». Ma è a questo punto più che comprensibile il poco entusiasmo con cui Montezemolo stesso, giovedì sera, cenando con alcuni di noi giornalisti, aveva commentato la fresca nomina nel board comunicata dalla CVC quel pomeriggio. Aveva glissato, dando la sensazione di avere altro per la testa, per esempio progetti per il bene e il rilancio della F1 attualmente in chiara difficoltà di audience e interesse. Ma forse, quella sera, molto più semplicemente, gli giravano a mille per la presidenza della F1 saltata all'ultimo.

Comunque sia, statene certi: il Gran premio tra la Ferrari e Marchionne da una parte e Montezemolo dall'altra è solo appena partito.

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