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America Latina pronta a una svolta a destra

Il voto con cui il Senato ha dato ieri il via alla procedura di impeachment della presidente Dilma Rousseff costituisce un autentico spartiacque nella storia non solo del Brasile, ma dell'intera America Latina

America Latina pronta a una svolta a destra

Il voto - 55 sì e 22 no - con cui il Senato ha dato ieri il via alla procedura di impeachment della presidente Dilma Rousseff costituisce un autentico spartiacque nella storia non solo del Brasile, ma dell'intera America Latina. Non è la prima volta che un capo di Stato brasiliano viene messo sotto processo accadde a Fernando Collor de Mello nel 1992 ma allora l'imputato si dimise subito risparmiando al Paese un conflitto lacerante. Dilma, che per il momento è solo sospesa dalla carica per sei mesi e in attesa del verdetto potrà perfino continuare a vivere nel palazzo presidenziale, ha invece deciso di resistere fino in fondo a quello che chiama un golpe bianco, di difendersi davanti al Senato dall'accusa di avere falsificato il bilancio dello Stato per essere rieletta nel 2014, di farsi assolvere e di riprendersi il potere. Per quanto sia pronta a ricorrere a tutti i mezzi (e un certo numero di giuristi ritenga che i capi di imputazione formulati in base a una legge del 1950 siano insufficienti per una destituzione), le sue possibilità di spuntarla sono tuttavia molto ridotte. Con ogni probabilità, il solo risultato dello scontro sarà di aggravare ulteriormente una crisi nello stesso tempo economica, politica e sociale senza precedenti nella storia del Paese, resa ancora più drammatica dalla epidemia di Zika e dalla imminenza delle Olimpiadi.

Il voto di ieri indica infatti che nell'assemblea giudicante c'è già la maggioranza di due terzi necessaria per la definitiva cacciata della presidente. La sua popolarità, che all'inizio era del 77%, è ai minimi storici e molti dei suoi residui sostenitori compresa gente che ha militato con lei nella guerriglia contro i militari negli anni Ottanta la stanno già abbandonando. Perfino Il suo mentore Lula, il presidente che la scelse personalmente come sua erede (e che ha a sua volta guai con la giustizia) si è defilato. Vecchie accuse e vecchi rancori vengono a galla come un torrente inarrestabile: oggi tutti descrivono Dilma come arrogante, autocratica, impolitica e incapace, ricordando che in meno di sei anni ha dovuto cambiare 86 ministri e che solo tre di quelli originari sono ancora al loro posto. Per colpa sua, la coalizione tra ex-guerriglieri, sindacalisti, intellettuali di sinistra, contadini senza terra e leader indigeni che 13 anni fa portò per la prima volta al potere il Partito dei lavoratori (PT) si è praticamente dissolta. Intanto, la fine del boom economico che aveva donato un po' di benessere a 40 milioni di cittadini li sta spingendo di nuovo sotto il livello di povertà. La rabbia per gli scandali, la corruzione, l'illecito arricchimento della classe politica e un politica economica dissennata che ha portato molte imprese e banche statali sull'orlo del fallimento hanno fatto il resto.

Una serie di interrogativi pesa ora sul Brasile e sull'intero continente.

1) Come riuscirà il vice-presidente Temer, che sta formando tra non poche difficoltà il nuovo governo, per cui si sono già candidati alcuni personaggi molto discussi, a prendere nel breve tempo a sua disposizione gli urgenti quanto indispensabili provvedimenti necessari a fermare la deriva riduzione delle pensioni federali, privatizzazioni, liberalizzazione di leggi sul lavoro che frenano lo sviluppo? 2) In che modo e in quali tempi la svolta a destra che dovrebbe seguire alla cacciata della Rousseff si ripercuoterà sugli altri Paesi latini, e in particolare sul Venezuela che sotto il presidente Maduro, l'inetto erede di Chavez che per stare a galla viola la legge tutti i giorni, sta sprofondando nel caos? 3) La crisi del Brasile, seguita a quella della Russia, del Sudafrica e della stessa Cina affosserà definitivamente i Brics? Una cosa è certa: il dramma brasiliano, esploso a sole dieci settimane dall'apertura delle Olimpiadi di Rio, avrà ripercussioni che andranno molto al di là delle sue frontiere.

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