Coronavirus

Archiviata l'inchiesta sul "paziente uno"

Mattia Maestri, il cosiddetto "paziente uno", il primo a cui in Italia venne diagnosticato il Covid, è stato indagato per epidemia colposa dalla Procura di Lodi. Ma dopo la richiesta presentata dalla stessa Procura, il gip ha archiviato l'accusa.

Archiviata l'inchiesta sul "paziente uno"

Mattia Maestri, il cosiddetto «paziente uno», il primo a cui in Italia venne diagnosticato il Covid, è stato indagato per epidemia colposa dalla Procura di Lodi. Ma dopo la richiesta presentata dalla stessa Procura, il gip ha archiviato l'accusa. L'inizio delle indagini risale a un anno e mezzo fa: si sospettava che Maestri, il 39enne di Codogno, poi ricoverato e guarito dopo una lunga degenza, non fosse stato subito sincero con i medici dell'ospedale di Codogno in cui era stato ricoverato, parlando dei suoi contatti, si ipotizzava insomma potesse avere riferito ai sanitari una versione non veritiera sui contatti avuti con persone potenzialmente provenienti dalla Cina, ma il gip ha accolto la richiesta della Procura di archiviazione non ravvisando alcuna violazione di legge.

Maestri era arrivato a Codogno, per la seconda volta, nella notte fra il 19 e il 20 febbraio con sintomi molto gravi di una polmonite bilaterale. I risultati del tampone, che accertava la prima positività al Covid, furono certificati il 20 febbraio. La notte tra il 21 e il 22 febbraio, in condizioni quasi disperate, Maestri era stato trasferito in terapia intensiva al Policlinico San Matteo di Pavia. Mentre Codogno e altri nove Comuni del Basso Lodigiano venivano chiusi nella «zona rossa». «confesso che non mi pesa essere chiamato paziente 1 - aveva dichiarato in un'intervista a Sky Tg 24 -. Sono il paziente che è stato certificato per primo. Ma non penso proprio di essere il paziente numero 1».

Anche la moglie incinta e i due genitori erano stati contagiati, e successivamente trasferiti al Sacco a Milano. Mattia era rimasto intubato per 18 giorni prima di uscire dalla terapia intensiva. Un mese dopo, il 21 marzo era uscito dall'ospedale, un mese esatto dopo aver contratto il contagio, e in tempo per veder nascere la figlia primogenita Giulia ma anche perdere il padre. «La mia malattia, la mia guarigione, mia madre e mia moglie Valentina sono guarite, mio papà no.

E poi la nascita di Giulia, tutto concentrato in un mese e mezzo scarso, è una cosa da film».

Commenti