Ragusa. Il super latitante Matteo Messina Denaro, sul cui capo pendono diversi ergastoli, è stato arrestato a Deen Hag, nei Paesi Bassi? Il blitz delle forze speciali olandesi avvenuto mercoledì sera in un ristorante a L'Aja, l'Het Pleidooi, non lascerebbe dubbi, ma sull'identità dell'arrestato si insinuano adesso delle perplessità. Il personale e i clienti del locale sbalorditi hanno assistito all'irruzione degli agenti dell'unità speciale della polizia nel ristorante e hanno visto portare via tre uomini che, prima di essere scortati fuori, sono stati bendati. «Improvvisamente c'erano 7 auto davanti all'azienda. Ufficiali con pistole estratte», racconta il proprietario del locale secondo quanto riportato dal quotidiano online Het Parool di Amsterdam. A quel punto la notizia si diffonde velocemente e i giornalisti locali, dopo avere consultato le loro fonti, parlano dell'arresto del secolo. Ne danno notizia anche i più autorevoli quotidiani dei Paesi Bassi. Il clamore iniziale, però, via via inizia a lasciare spazio alla possibilità di un errore di persona, anche se il giallo sull'identità dell'arrestato, che potrebbe essere la primula rossa della Mafia siciliana, latitante da trent'anni, ha tutte le carte in regola per restare in piedi.
«Se il mio cliente è un boss mafioso, io sono il Papa» tuona l'avvocato Leon Van Kleef a difesa del suo assistito. Il legale tenta di dimostrare l'errore di persona alla base dell'arresto delle forze speciali su mandato internazionale puntando sul fatto che il sig. Mark L., come sostiene di chiamarsi l'arrestato, sia un turista originario di Liverpool giunto in Olanda per assistere al Gran Premio di Formula 1 a Zandvoort. L'uomo sostiene di vivere attualmente in Spagna. Ad avallo di questa dichiarazione il legale dice che il suo cliente «è stato condannato in Inghilterra negli anni '90. Quindi ci sono le sue impronte digitali». Una prova che non è affatto schiacciante, in quanto di Matteo Messina Denaro non si possiedono le impronte digitali, per cui non è possibile effettuare il confronto. Non si può escludere, dunque, che l'arrestato, al momento della condanna scontata negli anni '90 in un carcere inglese, possa anche avere fornito la sua identità di copertura, una delle tante identità che si pensa abbia assunto nel tempo il super boss che, seppure sparito dalla circolazione da un trentennio, continua a interagire con i mafiosi attraverso pizzini e mezzi anche più attuali e questo grazie a una rete capillare di fedelissimi, spesso messa in serie difficoltà da brillanti operazioni delle nostre forze dell'ordine.
Il giallo olandese risulta, pertanto, assai complesso e, stando al portale Het Parool, il presunto boss arrestato è stato condotto all'EBI di Vught, il carcere più sorvegliato dei Paesi Bassi, dove sono rinchiusi criminali di spessore. L'avvocato continua a sostenere l'innocenza del suo assistito arrestato mentre cenava col figlio e un'altra persona.
Dice di avere scoperto che si trattava della sua vecchia conoscenza solo quando lo ha visto, perché gli inquirenti lo avevano chiamato al telefono dicendo che Matteo Messina Denaro aveva bisogno del suo avvocato, ma a lui quel nome non diceva niente.
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