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Gli assassini di Allah colpiscono l'istruzione perché li spaventa

Gli estremisti islamici vogliono un uomo ignorante e pronto a obbedire. Sostieni il reportage

Gli assassini di Allah colpiscono l'istruzione perché li spaventa

L'orrore non è un sentimento. È un fenomeno fisiologico. Orrore è l'accapponarsi della pelle, il drizzarsi dei capelli a causa di qualcosa che non si può guardare, e ci fa volgere la testa da un'altra parte. Qualcosa che ci impedisce dunque di guardare in faccia la realtà e perciò stesso produce il più terribile, il più disumano di tutti i mali: l'ignoranza.

Nessuno di noi potrebbe chiamare altrimenti la carneficina avvenuta nel campus di Garissa, in Kenya. Che questa strage avesse come scopo ultimo quello di propagare l'ignoranza, non c'è dubbio. È stata colpita una scuola dove studiavano cristiani e musulmani, dove si produceva conoscenza. Matematica, fisica, letteratura, cose come queste. I musulmani sono stati fatti uscire, i cristiani sono stati massacrati, molti decapitati. I musulmani «salvati» potranno così continuare a professare la loro religione, ma beninteso nell'assoluta ignoranza. A rigor di logica, non potranno più esistere, secondo questi terroristi, medici o filologi, economisti o scienziati musulmani. Ma un terrorista non si chiede cosa succederà domani, perché per lui il tempo (e quindi i corpi, i piedi e le mani, gli amori e i disamori) semplicemente non esistono.

Per queste persone un uomo merita la morte non solo perché è cristiano, ma anche perché studia matematica, o (come avvenne da noi, negli infausti Anni di Piombo) perché insegna economia all'università. Ecco perché non voglio insistere sull'opposizione religiosa: perché non è questo il punto vero della questione. L'odio anticristiano (esibito nei confronti di una società come la nostra, che di cristiano non ha quasi più nulla - e Isis & Co. lo sanno perfettamente) è strumentale. La vera natura del terrorismo è anti-umana: l'uomo non deve conoscere, non deve giungere all'età adulta, non deve sapere la differenza tra bene e male, deve solo obbedire: ogni ombra di pensiero catturata nei suoi occhi sarà punita con la morte. L'uomo dovrà provare terrore per ogni conoscenza. Quello che abbiamo davanti non è il Pericolo Islamico, ma soltanto il nulla, che in ogni caso è furbo e si dota di strumenti raffinati.

Ma non è detto che nello sviluppo, anno dopo anno, di quel nulla non ci sia stata anche una responsabilità da parte nostra e della disistima crescente che abbiamo dimostrato verso tutto ciò che era educazione, studio, fatica, in nome di un'idea di libertà bugiarda e perniciosa («fare tutto quello che si vuole»), del trionfo dell'istintività e di un'indifferenza cui abbiamo dato il nome di tolleranza. Abbiamo impiegato secoli e secoli per comprendere che un uomo non può agire per conto di Dio. La gloria di Dio è l'uomo che vive, vir qui adest . Dio si realizza nell'uomo compiuto: questo ci ricorda l'Umanesimo. Nessuno perciò è depositario del mondo «come lo vuole Dio», e la città terrena non può e non deve riprodurre quella celeste. Il paradiso in terra non funziona e non funzionerà mai, e quando qualcuno prova a realizzarlo genera dolori, lutti e ignoranza senza fine.

L'hanno fatto in nome di Gesù, l'hanno fatto in nome di Marx e di Lenin, lo rifanno oggi nel nome di Allah, ma è sempre la stessa cosa. Si chiama astrazione, si chiama rifiuto dell'uomo, della sua precarietà, della sua povera carne, della sua imperfezione in nome di un ideale perfetto, luminoso e astratto. La Pasqua è l'esatto contrario di tutto questo.

Ma non è un caso che noi per primi cerchiamo di dimenticarla trasformandola in una stupida «festa di primavera».

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