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Attesa e preghiere per l'ultima notte sotto terra

Intrappolati altri 4 minorenni e il coach. Che rischia di restare nella caverna un giorno in più

Attesa e preghiere per l'ultima notte sotto terra

Due giorni, otto «Wild Boars», i giovani calciatori thailandesi intrappolati nella grotta. I più fortunati sono quelli separati da un vetro. Due metri, tra loro e il mondo, loro che al mondo sono tornati per primi. Il gruppo dei più deboli che doveva essere l'ultimo e che invece è stato il primo a uscire dalla grotta.

Escono i nome dei primi quattro degli 8 salvati e tra loro c'è Nattawut Thakamsai, 11 anni, soprannominato «Tle»; Pipat Bodhi, 15 anni: portiere, detto Nick, che si era trovato per caso con il gruppo nel momento sbagliato, lui che nemmeno gioca con i «cinghialetti», ma si era unito al gruppo solo per stare con un amico nell'allenamento. Poi l'idea della gita, quel 23 giugno da cui nessuno era più riuscito a tornare a casa la sera. Tra quelli fuori c'è Prajak Sutham, 14 anni: portiere, il suo nomignolo è «Note»; Peerapat Sompiangjai, 16 anni, soprannominato «Night», come la notte più buia che ha dovuto vivere per due settimane, che festeggiava il compleanno nel giorno in cui sono rimasti intrappolati nella grotta. Quella mattina i genitori gli avevano detto che avrebbero aspettato il suo ritorno per fare festa tutti insieme.

Ma per loro questa storia è l'inizio del lieto fine, perchè le «condizioni sono serie», sono malnutriti e provatissimi, ma vuoi mettere la gioia per i genitori di poterli vedere, anche solo attraverso un vetro, niente abbracci per favore perchè il rischio di infezioni, dopo tutto quel tempo passato nella grotta è altissimo.

Ma non è finita. Sotto ne rimangono ancora 5, compreso l'allenatore. L'ultima notte che sembra la più lunga è quella di loro imprigionati. Non si sa con certezza chi sono, i nomi degli 8 non vengono ufficializzati per non creare ansia nei genitori. Quello che si sa è che il più piccolo di loro è Chanin Vibulrungruang, di 11 anni è ancora giù, attaccante di talento, con il sogno un giorno, di giocare nell'Arsenal e l'allenatore di 25 anni. Una squadra compatta, ne emerge il ritratto, di ognuno di loro. C'è Panumas Sangdee, 13 anni, detto Mig, che in una lettera ai genitori ha scritto: «Tranquilli, i Navy Seals si stanno prendendo cura di me». E ancora Duganpet Promtep, 13 anni, il capitano della squadra dei «Wild Boars»; Somepong Jaiwong, 13 anni detto Pong che sogna di giocare un giorno con la nazionale thailandese; Mongkol Booneiam, 13 anni con il debole per l'avventura, definito dai suoi professori un «ragazzo rispettoso e davvero buono»; Nattawut Takamrong, 14 anni, che ha rassicurato i genitori, dicendo loro di non preoccuparsi.

Ci sono poi Ekarat Wongsukchan, 14 anni, che ha promesso alla madre che, una volta salvato, l'aiuterà nel negozio di famiglia; Adul Sam-on, 14 anni, appassionato anche di pallavolo. E infine i più grandi del gruppo, Pornchai Kamluang, 16 anni. Con i 12 ragazzi c'è anche l'allenatore in seconda della squadra Ekapol Chantawong, 25 anni, che in una lettera consegnata ai soccorritori ha chiesto scusa per aver portato i ragazzi nella grotta. Lui, comunque vada si era detto fin dall'inizio che sarebbe stato l'ultimo, a chiudere la fila.

È anche per questo suo atteggiamento, questo suo senso di colpa che si trascina addosso per averli portati nella grotta che il Paese in fondo lo ha perdonato.

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