Elezioni in Grecia

La Bce non convince i greci Tsipras vicino alla vittoria

Samaras arranca. Il leader di Syriza: "Non rispetteremo gli accordi firmati da chi ci ha preceduto". Ma la Borsa di Atene vola (+6%)

La Bce non convince i greci Tsipras vicino alla vittoria

Atene - La mossa della Bce sembra fatta per mettere all'angolo Alexis Tsipras e il suo programma anti memorandum. Perché se, come annunciato dall'Eurotower, anche la Grecia potrà beneficiare del quantitative easing deciso da Mario Draghi ma solo se resterà nel programma della troika (passaggio ribadito dal rigido ministro Schaeuble), come farà Syriza a spiegare ai greci che rinuncerà a quella pioggia di miliardi?

All'indomani della scelta della Bce che ha segnato la reazione positiva della Borsa di Atene (+6%) e quando mancano poche ore alle urne, in Grecia la sensazione è che l'elettorato abbia deciso come votare domani. Gli ultimi sondaggi accreditano infatti la sinistra radicale come primo partito con il 33-34% dei consensi. Non tuttavia abbastanza per ottenere il premio di maggioranza e quindi, se le urne confermeranno il responso, si andrebbe verso un governo di coalizione. È forte comunque laconsapevolezza che un cambiamento strutturale dell'Europa e dell'euro sia necessario, a tutti, per ripartire. È la ragione per cui su Tsipras dovrebbero convergere alcuni voti centristi e di buona parte del 20% di indecisi.

Per cui il nuovo Parlamento ellenico domenica sera potrebbe vedere, oltre al pieno di Syriza, seguito al 26% dai conservatori pro-troika del premier uscente Antonis Samaras, appaiati al terzo posto con il 7% i centristi del Potami, guidati dal giornalista televisivo Stavros Theodorakis e i nazionalisti di Alba dorata. Questi ultimi, nonostante l'intero gruppo parlamentare (primo e unico caso nella storia dell'Ue) sia agli arresti accusato di omicidio e ricettazione e non si conosca ancora quando il tribunale deciderà se rinviarli a giudizio, potrebbero paradossalmente prendere parte alle consultazioni per formare il governo.

E soprattutto i xrisìavghites sono gli unici che nei comizi improvvisati in piazze e mercati puntano il dito contro le multinazionali tedesche che hanno fatto affari con Atene negli anni pre crisi, motivo per cui è ancora agli arresti il primo responsabile, l'ex ministro della Difesa Akis Tzogatzopulos, braccio destro di Papandreou senior.

Ecco che, tornando a Draghi, il bazooka nelle sue mani, ma senza la cartuccia degli eurobond, potrebbe non sparare nella direzione di Atene dove, se il memorandum da un lato ha impedito il default nel 2011, dall'altro ha raso al suolo praticamente tutti i settori: dalle pmi al pubblico impiego, dai liberi professionisti alla sanità.

Il ragionamento che, più di altri, si ascolta da diverse realtà sociali è che non si può continuare sulla strada imposta dalla troika, con un carovita con cui ci si scotta quotidianamente grazie all'Iva al 23%, con balzelli su tutto (auto a metano comprese) e con investimenti stranieri solo nei maxi-appalti per tre termovalorizzatori vinti dalla tedesca Siemens.

Di contro, in replica a Schaeuble, Tsipras chiudendo la maratona elettorale con il comizio di piazza Omonia, ha detto che non rispetterà accordi firmati dai suoi predecessori perché «il nostro partito rispetta gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee, ma l'austerità non fa parte dei trattati di fondazione dell'Ue». Come dire che, nonostante la possibilità di rientrare nel maxi acquisto di bond della Bce, con però gran parte del rischio poggiato sulle deboli spalle della Banca centrale Greca, secondo Tsipras la soluzione alla crisi sistemica dell'euro non si trova nelle stesse istituzioni che tentano di salvarlo, ma altrove. E lunedì spiegherà dove. Sperando che il tutto non si risolva solo in una strofa di «Bella Ciao», cantata a squarciagola nelle notti ateniesi pre urne.

twitter@FDepalo

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