Benefici diffusi ma di entità limitata. Il taglio dell'Irpef da 7 miliardi che, in base all'accordo di maggioranza, comporterà una riduzione e una rimodulazione delle aliquote non genererà risparmi d'imposta a quattro cifre. Come spiegato dal responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, i vantaggi «possono superare i 700 euro per alcune fasce di contribuenti del terzo scaglione Irpef, attualmente compreso tra 28mila e 55mila euro». La riduzione di tre punti dell'aliquota attualmente al 38% e la scomparsa di quella del 41% con l'applicazione della massima del 43% sopra i 50mila euro annui lordi impatta positivamente sui redditi medi e anche su quelli medio-alti, tant'è vero che gli effetti si sentiranno anche a 100mila euro di redditi. Secondo i dati del ministero dell'Economia, la riforma interesserà 7 milioni di contribuenti.
Ma per avere un quadro d'insieme bisognerà aspettare che la legge di Bilancio sia approvata. Occorrerà vedere quale sarà il combinato disposto tra l'emendamento che sarà messo a punto dalla maggioranza e il nuovo regime dell'assegno unico per i figli che, invece, è penalizzante per i redditi medi e medio-alti. Al momento, infatti, le informazioni sono ancora incomplete. Finora è trapelato che la riforma fiscale assorbirà il bonus Renzi da 80 euro. Quest'ultimo con il taglio del cuneo fiscale si applica anche ai redditi fino a 40mila euro con vantaggi di 100 euro mensili sotto forma di detrazioni. Inoltre, si sa che proprio le detrazioni saranno riviste per non penalizzare troppo i redditi fino a 28mila euro. Allo stesso modo, la no tax area, come ha anticipato il viceministro dello Sviluppo Gilberto Pichetto, dovrebbe essere rivista sia per gli autonomi che per i pensionati.
Sulla base di questi dati - e presumendo che la no tax area per i lavoratori dipendenti resti a circa 8.174 euro annui - abbiamo provato a effettuare una simulazione che tenga conto della sola Irpef lorda. Ebbene, per i redditi fino a 15mila euro che rientrano nel primo scaglione del 23% di Irpef non cambierà nulla, ma proprio questa categoria di contribuenti è quella che dovrebbe ricevere i maggiori vantaggi dal nuovo assegno unico. Confindustria e Azione (il partito di Carlo Calenda) hanno però lamentato come questa decisione penalizzi i giovani che spesso non riescono a superare tale soglia di reddito.
Già a 20mila euro lordi annui, però, si comincia a sentire un po' di sollievo. Si dovrebbero pagare 100 euro in meno di Irpef lorda (da 2.900 a 2.800 euro circa), 8,33 euro al mese «guadagnati». A 30mila euro lordi annui, una fascia di reddito colpita dalle aliquote del 27 e del 38%, il vantaggio si vede ancor di più: 320 euro (26,6 euro al mese) passando da 5.840 a 5.520 euro di Irpef lorda.
I redditi da 40mila a 50mila euro saranno i più avvantaggiati dal nuo regime. Con 40mila euro lordi annui di reddito si pagheranno 620 euro in meno di Irpef (da 9.640 a 9.020 euro) e con 50mila euro (da 13.440 a 12.520) si arriverà a 920 euro. Il beneficio, rispettivamente, si attesterà tra i 51,6 e 76,6 euro mensili che rappresentano una cifra non trascurabile.
Superati i 50mila euro il beneficio si assottiglierà scendendo dai 570 euro per chi ha un reddito lordo di 60mila euro a 270 euro per i dipendenti con redditi da 100mila euro lordi. Questo mini-risparmio rende evidente come la struttura stessa dell'Irpef abbia una progressività tale da penalizzare fortemente i redditi sopra i 30mila euro che così troveranno un sollievo.
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