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Berlino, addio carbone in 20 anni (con 80 miliardi)

La Germania si converte e spegnerà gli impianti più inquinanti. Una svolta lunga e costosa

Berlino, addio carbone in 20 anni (con 80 miliardi)

Berlino La Germania esce dal carbone. Entro la fine del 2038, la Repubblica spegnerà tutte le centrali che ancora utilizzano il combustibile nero per produrre elettricità. Lo ha stabilito la Kohle-Kommission del ministero dell'Economia. I membri della commissione non hanno discusso se ma quando farlo: secondo le stime, 20 anni dovrebbero bastare. La decisione di queste ore segna la seconda più importante svolta energetica in Germania dalla chiusura delle centrali atomiche 8 anni fa. Allora, sull'onda del disastro nucleare di Fukushima, il governo Merkel dispose la chiusura di metà degli impianti nucleari e il graduale spegnimento dell'altra metà entro il 2022. Da allora la Germania ha molto investito sulle energie rinnovabili, con eccellenti risultati nell'eolico, nel solare, e nelle biomasse: secondo l'associazione dei produttori di energia (Bdew), nei primi sei mesi del 2018 la produzione di energia verde ha superato quella da carbone 118 TWh a 114 TWh. Imbrigliare il vento e il sole, però, richiede molto tempo e denaro. Inoltre, mentre spegnevano le centrali atomiche, i tedeschi hanno anche dovuto alimentare la crescita dell'economia: e lo hanno fatto con il carbone. Oggi quasi il 40% dell'elettricità in Germania viene prodotta bruciando antracite e lignite contro il 23% medio dell'Ue e circa il 10% dell'Italia (che consuma invece più gas). Il carbone costa poco ma inquina l'aria: ecco perché Berlino ha annunciato che non rispetterà l'obiettivo del taglio delle emissioni di CO2 previsto dall'accordo di Parigi sul clima.

Uscire dal combustibile fossile più inquinante è poi un'operazione costosa: già oggi le bollette elettriche delle industrie e delle famiglie sono rispettivamente la prima e la seconda più cara d'Europa: lo spegnimento nei prossimi quattro anni dell'equivalente di 12 gigawatt non aiuterà certo a far scendere il prezzo dell'elettricità. Le prime a chiudere saranno le centrali a lignite, che producono più emissioni. Il consenso all'operazione non manca: un sondaggio ZDF-Politbarometer indica che il 35% dei tedeschi ritiene molto importante un'uscita rapida dal carbone, e un altro 38% la ritiene importante. La rilevazione svela anche che il consenso è trasversale a tutti i partiti, con l'eccezione di AfD. Fra gli elettori della destra sovranista «solo» il 46% vuole chiudere le centrali a carbone. Il sostegno degli elettori è fondamentale: secondo le prime stime, la transizione costerà fino a 80 miliardi. Circa 40 saranno investiti nelle regioni dove l'industria del carbone è ancora importante (principalmente all'Est) e serviranno a riqualificare gli addetti del settore destinati a perdere il lavoro.

Gli altri 40 saranno utilizzati per impedire che il prezzo dell'elettricità salga ancora: ne andrebbe della competitività dell'industria.

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