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Berlino ri-nazionalizza le case simbolo della Ddr

Acquisiti in Karl-Marx-Allee 670 appartamenti privatizzati anni fa. Mossa contro il caro affitti

Berlino ri-nazionalizza le case simbolo della Ddr

Berlino La città di Berlino ha comprato 670 appartamenti nella Karl-Marx-Allee, la grande arteria che la defunta Ddr aveva trasformato nel proprio salotto buono grazie all'opera degli architetti del «classicismo socialista». L'annuncio è stato dato dal Senato, equivalente berlinese della giunta comunale, guidato dal borgomastro Michael Müller.

Nel dare la notizia, la giunta rosso-rosso-verde (socialdemocratici, socialcomunisti e Grünen) ha evidenziato che l'ex proprietario (la società Predac) aveva intenzione di vendere i quasi 700 appartamenti a Deutsche Wohnen, «che a Berlino ha già 112 mila unità abitative». La possibile vendita a Deutsche Wohnen aveva messo in allerta gli inquilini interessati, preoccupati che il nuovo proprietario intendesse alzare gli affitti. Il Senato ha allora messo a punto un meccanismo per cui gli inquilini hanno esercitato il loro diritto di prelazione diventando proprietari per il tempo strettamente necessario a cedere le proprietà nelle mani di Gewobag, l'azienda comunale che d'ora in poi gestirà gli immobili in questione. L'operazione è riuscita: resta tuttavia da capire perché la sinistra da sempre di casa nel Rotes Rathaus - il municipio berlinese rosso dal colore dei mattoni con cui è costruito - lavori per disfare quello che la stessa sinistra ha fatto negli scorsi lustri. Dal crollo del Muro di Berlino in poi, i diversi «Senati» berlinesi hanno privatizzato migliaia di appartamenti nella capitale, in parte per fare cassa, in parte per imposizione del governo federale. Nel corso dell'ultimo decennio, però, la Berlino «povera ma sexy» decantata dal suo ex sindaco Klaus Wowereit è rimasta sexy senza tuttavia restare povera. Al contrario, grazie a un flusso inarrestabile di nuovi residenti in arrivo letteralmente da mezzo mondo (Russia, Europa, Medio Oriente e Länder tedeschi orientali), la città si è fatta sempre più costosa, soprattutto sul fronte immobiliare. Nel 2008 il prezzo medio di un affitto a Berlino era 5 euro/mq, oggi è a 10 euro abbondanti. E Deutsche Wohnen è diventata lo spauracchio della sinistra.

Lo scorso 5 luglio, il Senato ha informato che la petizione dal nome «Espropriamo Deutsche Wohnen» per indire un referendum sull'esproprio procede con successo. Delle 77.000 firme consegnate a metà giugno dai promotori, 58.307 sono state convalidate e l'ammissibilità giuridica della petizione è ora al vaglio del Senato. Müller potrebbe dunque essere obbligato a chiedere ai berlinesi se sono favorevoli a confiscare decine di migliaia di appartamenti. Il referendum in Germania ha solo valore consultivo eppure la possibilità che le imprese immobiliari con più di tremila unità vengano nazionalizzate non è un bel biglietto da visita per la città. E neppure per i suoi governanti, a cominciare dai Verdi, da diversi mesi in corsa per strappare alla Cdu di Angela Merkel la guida del paese.

Pochi giorni prima delle recenti europee, sui cartelloni della Cdu erano apparsi degli adesivi con la scritta: «Non votate per i Verdi, il partito è favorevole agli espropri».

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