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Blackout record: il Venezuela è anche al buio

Niente elettricità per oltre 20 ore. Il ritornello di Maduro: "Un sabotaggio degli Usa"

Blackout record: il Venezuela è anche al buio

San Paolo L'ultimo spenga la luce. Il presidente di fatto Nicolás Maduro - che usurpa il Palazzo di Miraflores dal 10 gennaio scorso avendo vinto le elezioni del 20 maggio 2018 con gli stessi metodi con cui Cuba approva «nuove» Costituzioni - ha evidentemente preso alla lettera questa frase che ieri correva di bocca in bocca a Caracas e che indica l'ennesimo dramma che il dittatore infligge al suo popolo. Da giovedì pomeriggio infatti tutto il paese sudamericano è piombato nel buio e solo 20 ore dopo, in alcune zone della capitale, la compagnia elettrica statale Corpoelec è riuscita finalmente a ripristinare il servizio elettrico.

Al momento in cui andiamo in stampa però quasi tutto il resto del Venezuela è ancora senza luce, con ospedali al collasso, scuole e uffici chiusi, aeroporti nel caos e distributori di benzina senza benzina. Naturalmente tanto Maduro quanto il presidente di Corpoelec, il generale Luis Motta Dominguez che è anche suo ministro dell'Energia, hanno accusato «l'impero statunitense ed i suoi alleati» per quello che hanno definito «un sabotaggio», «una guerra elettrica». Come se i blackout a Caracas e dintorni non fossero all'ordine del giorno da anni, come spiegava già nel 2016 in un reportage pubblicato sulla rivista «Popoli e Missione» Stefano Cafiero, un italo-venezuelano emigrato da tempo in Spagna, proprio per questo motivo che gli rendeva «l'esistenza impossibile». Peccato solo che l'Impero non controlli le denunce fatte da tempo da tanti lavoratori di Corpoelec sulla «mancanza di manutenzione» e «la corruzione miliardaria» nell'azienda statale chavista. È stato Maduro e non Trump infatti a fare licenziare o prepensionare tutti i lavoratori più competenti che, l'ultima volta solo due settimane fa, avevano denunciato in un video su Youtube l'inevitabilità di un blackout senza precedenti in Venezuela e forse al mondo.

La propaganda però impone che «il sabotaggio» yankee sia la spiegazione ufficiale malgrado la centrale Simón Bolívar, meglio nota come El Guri - la terza maggiore idroelettrica del mondo sino al 2009 - versi da anni in condizioni pietose per la mancanza di manutenzione e che, secondo quanto denunciato da Oscar Murillo dell'ong Provea alla base del disastro di oggi ci sia «la decisione sbagliata di fondere un'impresa modello del settore come Edelca con la società anonima Cadafe, creando così un elefante burocratico come Corpoelec, con alla guida oggi un militare incapace».

Il risultato, drammatico, è che ieri tre neonati sono morti all'ospedale infantile JM de los Rios di Caracas per la mancanza di elettricità e che una mamma con il suo bimbo appena nato sono mancati nel reparto di terapia intensiva di una clinica di Maracaibo, perché gli impianti non hanno resistito all'assenza di servizio elettrico.

I medici piangevano disperati ma per Maduro la colpa non è sua, è di Washington.

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