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Boris accelera sul No Deal e già vola nei sondaggi

Messaggi tv e 27 milioni di volantini per spiegare agli inglesi l'addio senza intesa

Boris accelera sul No Deal e già vola nei sondaggi

Linea durissima sulla Brexit, la macchina del governo pronta per il No Deal, una spruzzata di miliardi nelle roccaforti laburiste ma soprattutto una massiccia campagna di comunicazione come non si era mai visto prima nel Regno Unito. Boris Johnson mette il turbo nei preparativi per l'uscita dalla Ue. E pure nei sondaggi, che lo vedono volare tra i 7 e i dieci punti percentuali, ad appena cinque giorni dal suo insediamento a Downing Street e a 94 all'addio a Bruxelles.

Il neopremier britannico ha creato un «gabinetto di guerra» con sei fedelissimi, per difendere la sua posizione irremovibile sulla Brexit, da realizzare «senza se e senza ma». Il «war cabinet» si riunirà già a partire da oggi, composto da Michael Gove, incaricato per i preparativi all'addio senza accordo, Sajid Javid (Finanze), Dominic Raab (Esteri), Stephen Barclay (Brexit) e Geoffrey Cox (consulente legale del governo). Proprio Javid, l'ex banchiere di origini pakistane oggi detentore delle Finanze di Londra, fra i prescelti per garantire il divorzio «con tutti i mezzi necessari», ha annunciato che metterà a disposizione «massicci fondi extra», circa 10 milioni di sterline, già da questa settimana, in modo da garantire che la Gran Bretagna «sia pienamente pronta» all'addio per il 31 ottobre, Halloween. Il piano, oltre che l'ingaggio di 500 ufficiali di frontiera per evitare che il No deal si trasformi in un caos al limite della débâcle, prevede che il denaro venga impiegato anche per un'imponente campagna di comunicazione diretta a imprenditori e cittadini. «La più grande campagna pubblica di informazione» a cui il Regno Unito abbia mai assistito. Una strategia composta da un bombardamento mediatico, tramite messaggi televisivi, e da un'ondata di 27 milioni di volantini per arrivare ad altrettante famiglie britanniche, raggiungere praticamente l'intera popolazione e spiegare ai cittadini «tutto quello che c'è da sapere» su una Brexit senza intesa con la Ue. Il messaggio è chiaro: tutto - ma soprattutto tutti - devono essere preparati allo scenario più difficile da gestire ma che si fa di giorno in giorno sempre più probabile: l'addio a fine ottobre. Il nuovo governo Johnson ha poco tempo e vuole da subito dare l'idea di un cambio di passo, imbeccato da quel Dominic Cummings che fu il regista della campagna vincente per il Leave nel 2016 ed è ora l'eminenza grigia del governo. Rispetto all'epoca di Theresa May, quando alle Finanze c'era Philip Hammond, contrario alla Brexit e ancora pronto a far di tutto per bloccare il No Deal, d'ora in poi «l'intera macchina del governo lavorerà senza sosta» per preparare un'uscita non concertata, ha spiegato Gove. Nel frattempo - questa la promessa del premier a Manchester - il Nord dell'Inghilterra, storicamente pro-Labour, riceverà 4 miliardi di euro per colmare il divario con il Sud più prospero.

Facile capire perché i Tory, con Boris-capitano, stiano volando nei sondaggi, abbiano guadagnato tra i 7 e i 10 punti percentuali (al 30% per Deltapoll e per Opinium Research), davanti al Labour al 25%-28%, e abbiano rosicchiato fino a 7 punti al Brexit Party. Eppure non è tutto oro quello che luccica. Gli europeisti laburisti e conservatori daranno battaglia in Parlamento per fermare il No Deal. Pronti a sfiduciare Johnson per andare a elezioni anticipate o verso un referendum bis.

Ma la macchina da guerra di Boris, sotto sotto, è già pronta anche a quello.

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