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Bouteflika via entro il 28 aprile. Ed è caccia alla fuga di capitali

Vietato l'espatrio a cento uomini d'affari e politici legati al sistema presidenziale, che resta in piedi

Bouteflika via entro il 28 aprile. Ed è caccia alla fuga di capitali

Nell'Algeria sgretolata, la piazza resiste ma non sa più quale potere sfidare. Formalmente regna ancora l'82enne Abdelaziz Bouteflika, che ha rinunciato al quinto mandato annunciando ieri che lascerà la presidenza «prima del termine legale del 28 aprile». Un governo provvisorio lavora alla gestione degli affari correnti e intanto l'esercito fa valere la divisa: in tv e soprattutto alle frontiere e negli aeroporti. Nelle prime ore di transizione è parso chiaro che non fossero i 21 ministri nuovi di zecca nominati domenica, su 27, ad avere il potere di rimpiazzare il sistema algerino, ma i militari e il restante clan presidenziale non troppo esposto ad accuse di corruttela.

Il pressing popolare ha portato a lasciare l'uomo: resta il «sistema Bouteflika» e l'incertezza su elezioni chieste per cancellare l'apparato rinviate sine die. Parte del clan ha provato a disperdersi senza lasciare traccia, tentando la temeraria emorragia di capitali dall'Algeria. Cosa che è puntualmente accaduta. Ieri, oltre all'annuncio di dimissioni del presidente, è infatti arrivata l'ufficialità delle «indagini preliminari in corso per corruzione e trasferimenti illeciti di capitali all'estero». Lo fa sapere la procura generale di Algeri, che ha ordinato «il divieto di uscita dal territorio nazionale per determinate persone». Più di 100 personalità legate al mondo degli affari e della politica che non possono abbandonare il Paese. La lista è stata consegnata alla polizia di frontiera per impedire che i sospettati di corruzione e abuso di potere lascino l'Algeria con borse piene di milioni. E mentre fioccano gli arresti, come quello dell'ex presidente della Confindustria algerina, il premier Noureddine Bedoui guida il governo provvisorio.

L'influenza economica e sociale non è nelle sue mani. Il generale Salah, diventato numero 2 dell'esecutivo politico e vice-ministro della Difesa, rimanendo saldamente anche alla testa dell'arma, dà l'impressione di un consesso militare dietro le quinte; di cui lui, primo a rivendicare le dimissioni di Bouteflika dopo averlo per anni sostenuto, pare il deus ex machina. L'impressione diventa più forte per gli incarichi affidati ai neo ministri, con cambi agli Esteri, Finanze ed Energia.

Bouteflika insiste per lasciare il suo marchio sulla transizione. Almeno ha smesso di sventolare certificati medici. La piazza ha pure cominciato a chiedere lo stop a presunte ingerenze francesi, perché i Servizi di Parigi avrebbero cercato di orchestrare, secondo media locali, la mancata destituzione di Abdelaziz Bouteflika con l'appoggio del fratello Said. Puntando a impedire l'applicazione dell'articolo 102 della Costituzione che prevede la destituzione del presidente giustificata dalle sue gravi condizioni di salute. Su questo punto insiste il potere militare (ora anche politico) del generale Salah.

L'esercito è più che mai pronto a beneficiare dell'opacità di Algeri: come la contraddizione di dire che il presidente non è in grado di prendere decisioni, accettando però ipso facto la nomina a numero 2 del governo da lui stesso firmata.

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