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Branco violenta 14enne: sentenza choc: "Abusi, non stupro. Non fu picchiata"

È il secondo caso. Il governo Sánchez non ha cambiato la legge

Branco violenta 14enne: sentenza choc: "Abusi, non stupro. Non fu picchiata"

Abuso non stupro. I giudici spagnoli perseverano nell'errore mentre l'ennesimo caso di violenza sessuale di gruppo ai danni di una minorenne inchioda alle proprie responsabilità il governo di Pedro Sanchez che non è stato capace di riformare la legislazione in modo adeguato dopo un analogo, scandaloso caso, che provocò massicce proteste di piazza.Sembra venire da un passato che si sperava superato la sentenza del tribunale di Barcellona che ha assolto dal reato di stupro cinque uomini (due spagnoli due cubani e un argentino) accusati di avere violentato a turno una ragazzina di soli 14 anni. Al branco, è stata comminata soltanto la pena minore prevista per il reato di abuso sessuale. Il tribunale catalano ha così limitato la pena tra i 10 e 12 anni di prigione, contro i 15-20 previsti per «aggressione sessuale», il modo nel quale si definisce lo stupro nella normativa spagnola. La legge iberica prevede che si possa parlare di stupro solo nei casi in cui la vittima nega il consenso a un atto sessuale e sia costretta a subirlo con la violenza. In questo caso la ragazza era semi incosciente e quindi l'accusa è stata derubricata ad abuso. Il branco ha sempre negato lo stupro nonostante il Dna di uno di loro sia stato trovato sugli indumenti della ragazzina alla quale è stato riconosciuto un risarcimento di 12mila euro.

«La vittima non sapeva cosa stesse e cosa non stesse facendo, di conseguenza non aveva la capacità di accettare od opporsi ai rapporti sessuali che la maggior parte degli imputati ha avuto con lei» ha decretato il giudice di Barcellona. Dato che la ragazzina non è stata picchiata allora per il giudice non si può parlare di violenza sessuale ma soltanto di abuso.

Un fatto gravissimo soprattutto perché reitera la scelta scellerata compiuta dai giudici che derubricarono a semplice abuso la violenza subita nel luglio del 2016 da una 18enne di Madrid durante la festa di San Firmino, a Pamplona.

Un caso che aveva scatenato un'ondata di proteste dopo che La Manada, il branco, ovvero cinque ragazzi, di età compresa tra i 27 e i 29 anni, era stato riconosciuto colpevoli di abuso sessuale ma non di stupro ottenendo una condanna a nove anni. Va ricordato che i cinque della Manada si erano addirittura vantati sul gruppo whatsapp che condividevano della violenza, pubblicando anche alcuni video.

Sulla spinta delle proteste di piazza promosse soprattutto da associazioni femminili il governo Sanchez aveva promesso di riformare la legge sullo stupro in modo che fosse considerato violenza qualsiasi atto sessuale al quale non fosse stato dato un consenso esplicito. La riforma è in discussione ma non è ancora arrivata in porto.

Nel giugno di quest'anno comunque la Corte suprema spagnola aveva ribaltato la sentenza troppo morbida di Pamplona, condannando gli uomini del gruppo a 15 anni per stupro. Con la sentenza di Barcellona però si fa di nuovo un passo indietro tanto più grave se si considera che la vittima è minorenne, un fatto che costituisce un' aggravante. La sindaca di Barcellona Ada Colau ha stigmatizzato la sentenza definendola oltraggiosa.

«Non sono un giudice e non so quanti anni di prigione si meritano, quello che so è che non è un abuso, è uno stupro», ha scritto la sindaca su Twitter, dove si sono scatenate le critiche con gli hashtag JusticiaPatriarcal e NoEsAbusoEsViolacion.

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