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Brasile, le spiagge "soffocate" dal petrolio

Colpa dello sversamento (doloso?) di greggio venezuelano da una nave greca

Brasile, le spiagge "soffocate" dal petrolio

San Paolo Da oltre un mese il Brasile vive il dramma ambientale più grave della sua storia: da settembre, infatti, una marea di petrolio sta avanzando implacabile distruggendo le più belle spiagge del paese. Responsabile una nave battente bandiera greca che trasportava petrolio venezuelano. Questo rivela l'operazione Mácula svelata ieri dalla polizia brasiliana per individuare il responsabile delle migliaia di tonnellate di greggio scaricate a mare. Un crimine ambientale definito da alcuni analisti come «possibile atto di ecoterrorismo».

Secondo le indagini che coinvolgono l'Interpol, il rilascio di petrolio in mare - sinora ne sono state raccolte 1390 tonnellate ma la marea continua a portare a riva «oro nero» - è stato opera del mercantile Bouboulina della compagnia greca Delta Tankers LTD. È lei, a detta degli inquirenti, la responsabile della fuoriuscita di petrolio. «Abbiamo prove materiali sufficienti della paternità. Ciò che ci manca sono le circostanze di questo crimine, se è doloso o colposo, se è stato uno smaltimento volontario o una perdita», dichiara l'ispettore di polizia Agostinho Cascardo.

L'accusa del giudice federale Francisco Eduardo Guimarães Farias, del 14° Tribunale di Rio Grande do Norte, a capo dell'inchiesta è chiara: «L'imbarcazione greca è attaccata in Venezuela il 15 luglio, è rimasta la tre giorni là e poi è ripartita verso Singapore. La fuoriuscita di petrolio è avvenuta durante questo spostamento». Ieri il petrolio è arrivato a Bahia, sulle famose spiagge del Morro di San Paolo dove migliaia di turisti sono stati costretti ad andarsene. «Abbiamo rinunciato alla nostra vacanza sull'isola di Boipeba - racconta l'italiana Fiammetta - perché quando la marea scendeva rilasciava sulla spiaggia quantitativi enormi di greggio».

Bolsonaro ha già inviato 5000 soldati che insieme ai pescatori disperati della costa stanno ritirando tonnellate di petrolio ogni ora che passa, anche a rischio della salute visto che la maggior parte di chi partecipa al salvataggio non ha in dotazione protezioni e il materiale ritirato contiene benzene ed è cancerogeno.

«È il peggior incidente ambientale di sempre», denuncia Marcello Amorim dell'istituto brasiliano dell'ambiente. A oggi sono oltre 200 le spiagge colpite lungo 2200 chilometri di coste verde oro. Un'inchiesta della marina brasiliana e della Petrobras aveva già rivelato due settimane fa che il petrolio portava «la firma del Venezuela» e nello specifico da tre pozzi del bacino dell'Orinoco. Il greggio ha proprio come gli esseri umani una sorta di impronta digitale ma, per cercare ulteriori conferme, la Petrobras ha già inviato a laboratori specializzati di Stati Uniti, Francia e Norvegia dei campioni per ulteriori analisi che ne confermino l'origine. I risultati dovrebbero arrivare nei prossimi giorni e per ora a piangere sono i pescatori e chi vive di turismo. «Qui rischiamo di uccidere un'intera economia ma non molliamo», racconta con il groppo in gola Jairo, proprietario di una piccola pensione a Praia dos Carneiros, a Tamandaré, in Pernambuco.

La marea nera ha già ucciso migliaia di pesci, decine di tartarughe marine e semidistrutto la locale barriera corallina, una delle più belle al mondo.

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