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Brexit presenta il conto: 70 miliardi in cinque anni

Il ministro Hammond produce dati allarmanti. "La nostra economia è più debole del previsto"

Brexit presenta il conto: 70 miliardi in cinque anni

Londra Brexit costerà agli inglesi, nei prossimi cinque anni, circa 59 miliardi di sterline (70 miliardi di euro). Quando il nuovo ministro delle Finanze Philip Hammond aveva dichiarato che l'economia del Paese aveva «un debito da far piangere», qualcuno gli aveva dato del pessimista. Di fronte alle cifre presentate dallo stesso Hammond nella manovra d'autunno però sarà costretto a ricredersi. «Nei mesi che hanno seguito il voto del referendum la nostra economia ha confuso gli esperti sulle sue reali condizioni - ha spiegato Hammond - e su quale fosse la sua forza effettiva». Le prime proiezioni ufficiali effettuate dopo la vittoria di Leave sul possibile impatto che avrà l'uscita dall'Europa mostrano invece un significativo indebolimento della crescita economica. Il debito pubblico dovrebbe aumentare di circa 122 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni, 59 diretta conseguenza della Brexit.

Un altro fattore di debolezza viene individuato in un aumento minore del previsto negli introiti derivanti dalle tasse e questo ha indotto Hammond a spendere di più nelle infrastrutture piuttosto che nei servizi. Le rosee previsioni del suo predecessore George Osborne - che aveva annunciato un surplus entro il 2020 - sono state accantonate per lasciare il posto a un deficit di 21 miliardi. Con margini di manovra così stretti Hammond ha potuto pianificare ben poco accontentandosi di congelare alcune tasse, come l'imposta sulla benzina, abbassare le tasse alle imprese dal 20% al 17% e impegnandosi a dare una mano alla classe dei Jams (i lavoratori che faticano ad arrivare alla fine del mese).

Una decisione quest'ultima, molto politica dato che sono proprio costoro la base elettorale dei Conservatori di Theresa May, trascurati da Cameron e sostenitori della Brexit. È per loro che Hammond ha annunciato una spesa di 2,3 miliardi da destinare all'edilizia a prezzi accessibili che prevede la realizzazione di centomila nuove abitazioni e un altro miliardo e mezzo che servirà alla costruzione di 40mila alloggi popolari.

Sempre ai lavoratori sono destinati l'aumento del salario minimo dalle 7,20 alle 7,50 sterline orarie a partire da aprile e l'investimento straordinario di un miliardo e cento milioni di sterline nei trasporti locali. Importanti interventi sono stati annunciati anche per le innovazioni tecnologiche. Pochissimo rimane invece per il settore del servizio sanitario pubblico e si profila all'orizzonte un futuro incerto anche per i pensionati la cui pensione di Stato è garantita fino al 2020, dopodiché dovrà fare i conti con la sostenibilità fiscale del momento.

E se la Gran Bretagna promette di diventare il paradiso fiscale delle imprese con le tasse che dovrebbero ridursi fino al 15%, non è più la terra promessa degli ultramiliardari che finora avevano trovato nel Regno Unito un rifugio dorato, dove con qualche sotterfugio contabile al limite della legalità, si riuscivano a risparmiare un bel po' di tasse.

La guerra all'evasione dichiarata nell'ultima manovra con uno schema anti evasori particolarmente aggressivo sta già facendo emigrare verso lidi più accoglienti, molti espatriati dal portafoglio gonfio e poco desideroso di aprirsi di fronte a un funzionario dell'Inland Revenue.

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