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Brexit, Trump, Italia Ora soffia il vento del No

La paura dei colonnelli Pd: per gli indecisi il voto Usa può essere un "tana libera tutti"

Brexit, Trump, Italia Ora soffia il vento del No

«Effetto Trump sul referendum? Ma state veramente discutendo di questo?». Matteo Renzi spalanca gli occhi e scuote la testa, quando i cronisti che lo circondano nel Transatlantico di Montecitorio gli chiedono se il colpo di scena nelle elezioni americane possa avere un influsso sul voto italiano, che tra meno di un mese dovrà dire sì o no alla riforma costituzionale.

Perché sono in molti a temere, in casa Pd, un effetto moltiplicatore per il No, quel «vaffanculo pazzesco» evocato col consueto stile da Grillo. Il premier lascia cadere la domanda, e replica elencando gli appuntamenti serrati che ha in agenda per i prossimi giorni, molti dei quali dedicati proprio all'appuntamento referendario. Con lo sguardo già a quel vertice del 18 novembre, quando Barack Obama sarà per l'ultima volta in Europa da presidente e lo incontrerà insieme alla Merkel e ad altri capi di governo europei.

Ma, come è inevitabile, Renzi e con lui tutto il governo e il Pd si interroghino con allarme sull'inaspettata ondata populista che ha travolto l'America, e su come possa ripercuotersi in Italia e in una Ue già squassata. E in molti ragionano sui suoi effetti anche nella politica italiana: «Può diventare una sorta di 'tana libera tutti', che allenta gli ultimi freni inibitori della razionalità politica e spinge al voto 'contro' fine a sè stesso, favorendo il no», ragiona Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia. Del resto tutti gli aspiranti trumpisti italiani, da Grillo e i suoi accoliti a Salvini fino a Brunetta, ieri esultavano come se in Ohio avesse vinto il No a Renzi. Oppure, continua, «può al contrario alzare il livello di preoccupazione per il rischio di instabilità in un mondo senza più bussola, e quindi spingere molti indecisi a votare sì». Ma, ammette Migliore, «è impossibile capirlo ora. E vista l'attendibilità dei sondaggi, sarà difficile capirlo anche più avanti».

Sulla credibilità dei sondaggi anche Renzi, in mattinata, si era concesso una battuta durante una manifestazione con i sindaci per il Sì: «Ultimamente a chi crede ai sondaggi le cose non vanno molto bene», ha detto con riferimento alle elezioni Usa, ma al referendum. E più tardi ha incoraggiato i suoi parlamentari che lo circondavano allarmati: «Tranquilli, se anche ci fossero veramente questi tre punti di distacco con il No, siamo perfettamente in grado di recuperarli».

C'è anche chi, guardando al quadro complessivo dei sommovimenti mondiali che stanno iniziando, osserva che l'esito del referendum italiano, qualunque esso sia, viene ridimensionato: «In questo momento, francamente, più che del sì o del no mi preoccupa il destino di un'Europa stretta tra Trump e Putin: stiamo correndo rischi di cui ancora non vediamo la portata», dice David Ermini.

E c'è chi, intorno al premier, già immagina i prossimi G7, «con Trump e magari la Le Pen»: scenario da brivido, con un governo italiano privo del suo rapporto privilegiato con Obama, fin qui forte sponda per Renzi rispetto all'Unione Europea a trazione tedesca.

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