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Cameron difende l'intesa con l'Ue e attacca Johnson: "Vuoi il mio posto"

Già più di cento i deputati Tory favorevoli all'addio all'Europa

Cameron difende l'intesa con l'Ue e attacca Johnson: "Vuoi il mio posto"

Londra È un David Cameron all'attacco quello che affronta la fronda all'interno del suo stesso partito per sostenere la sostanza dell'accordo strappato a Bruxelles sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea. Il premier conservatore è intervenuto alla Camera dei Comuni con un lungo e concitato intervento: ha spiegato che uscire dall'Europa «sarebbe un grande salto nell'ignoto» e ha attaccato Boris Johnson - sindaco di Londra e aspirante leader Tory del prossimo futuro - sulla possibilità di un secondo referendum dopo una eventuale vittoria dei «no». Il leader conservatore ha potuto guardare negli occhi e affrontare i tanti deputati Tory favorevoli alla Brexit che sono stati «contati» dalla Bbc. Sono già più di 100 su un totale di 330 e potrebbero aumentare nelle prossime settimane.

«Per guidare l'Europa dobbiamo stare in Europa», ha detto Cameron parlando alla Camera dei Comuni. Il premier ha confermato la posizione ufficiale del suo esecutivo, cioè che appoggerà la permanenza in Ue. «Abbiamo ottenuto cambiamenti fondamentali nel modo in cui funziona l'organizzazione», ha detto il premier, assicurando che grazie al nuovo status del Regno Unito in Ue Londra può «stare alla guida» del club europeo. A proposito del referendum, Cameron ha chiarito che non ci sarà un secondo referendum: «Questa è una decisione vitale per il futuro del nostro Paese e dobbiamo lasciare chiaro che è una decisione finale», ha affermato, sottolineando che se l'opzione di uscire dall'Ue vince al referendum si comincerà un processo di due anni per abbandonare il blocco e non c'è l'ipotesi di trattare condizioni migliori per rimanere.

Il sindaco di Londra Boris Johnson, che si è profilato come uno dei volti più visibili degli euroscettici, ha messo in dubbio che l'accordo restituisca «sovranità» a Londra. In una successiva risposta al compagno di partito, Cameron ha argomentato che l'accordo «restituisce poteri in materia di economia e immigrazione».

E soprattutto ha attaccato frontalmente Johnson, dal quale è ormai politicamente diviso in maniera definitiva, sostenendo che la sua scelta di guidare il fronte pro-Brexit sarebbe in realtà motivata dall'intenzione di conquistare la leadership dei conservatori.

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